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martedì 23 agosto 2016

Via Normale alla Torre Conica

Relazione attinente all'arrampicata sulla via Normale alla Torre Conica  ai Piani di Bobbio effettuata in data 26 giugno 2016 da Toso, Mattia e Claudio


Ogni giorno una cima,
ogni sera una sbronza.
[Mauro Corona, I misteri della Montagna,
Mondadori 2015] 

Scarica la relazione in PDF
http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/08/Relazione-Torre-Conica.pdf



Due bravi allievi
Itinerario automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge, in pochi minuti, il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Il costo del biglietto di andata e ritorno della funivia (alla data di questa relazione) è di 12 Euro. Il costo giornaliero del parcheggio è di 3 euro. Scesi dalla funivia si seguono le numerose indicazioni per il Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.). risalendo le piste e raggiungendolo in 15-20 minuti dall'uscita della funivia;

Avvicinamento: Dal Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.) seguire il vallone dei camosci che si apre alle spalle del Rifugio in direzione Nord-Ovest. Si risale la pista da sci tenendo l'impianto di risalita alla propria sinistra, si raggiunge e si supera la stazione di arrivo. Si prosegue, sempre in direzione Nord-Ovest, verso la Torre Conica che oramai diventa sempre più evidente. Si raggiunge una traccia di carrareccia che sale a sinistra in direzione della Torre, poi risalire il canale detritico che scende proprio dalla parete Ovest della Torre Conica, fino a giungere nei pressi dell'attacco;


L'avvicinamento
Dislivello di avvicinamento: 300 m. circa;
Tempistica di avvicinamento: 1 ora circa dall'arrivo della funivia;
Lunghezze:
4;
Dislivello in arrampicata: 60 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 1650 m.s.l.m. circa dall'arrivo della funivia ai Piani di Bobbio;
Quota di partenza (arrampicata): 1950 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 2000 m.s.l.m. circa;
Difficoltà: IV+;
Soste: Resinati da unire con cordino;
Esposizione: Sud-Ovest;
Vie di fuga: In doppia dalla via;
Tipo di roccia: Dolomia;
Materiale: Normale dotazione alpinistica per le vie di stampo classico, con tutto il necessario per integrare le protezioni esistenti;
Tempo di arrampicata: 2 ore;
Discesa: Una calata in corda doppia da 60 m. quasi interamente nel vuoto;
Attacco: Alla base dell'evidente ed unico canale che, dal versante Ovest, separa la torre dal suo retro corpo roccioso.



Il pallino indica l'attacco della
via Normale alla Torre Conica
Relazione:

Primo Tiro (IV, 25 m.): Si sale la facile rampa iniziale, ricca di fori e buchi, in direzione dell'evidente camino. La zona è spesso viscida e bagnata e in questi casi le difficoltà che s'incontrano sono sul IV. Se la parete fosse interamente asciutta si potrebbe affrontarla per rampe più facili che si attestano sul III. Il percorso è evidente e ci sono fix e spit che proteggono il necessario. L'uscita sulla cengia ghiaiosa richiede attenzione per la facilità con cui si possono far cadere i sassi. Sosta all'interno del camino su spit (o vecchi chiodi) da unire;



Il primo tiro della via normale
alla Torre Conica
L'uscita dal primo tiro, si noti la cengia
in cui abbondano sassi mobili

Secondo Tiro (IV+, 25 m.): Alla destra della sosta si affronta il diedro su cui troneggia uno spit. Si arrampica in direzione dello spigolo facendo attenzione che la roccia potrebbe essere viscida. Raggiunto lo spigolo si prosegue in traverso con passi esposti, ma protetti. Dopo circa 5 m. di traverso si affronta un camino verticale che richiede movimento atletico ed esposto (IV+) comunque ben protetto. Sosta su pergamo erboso. Due fittoni da unire;



Il diedro iniziale della seconda lunghezza
L'uscita dalla seconda lunghezza



Terzo Tiro (III+, 20 m.): Risalire in verticale sopra la sosta affrontando l'evidente muretto su cui spicca un resinato. Dalla successiva cengia proseguire verso destra (visibile resinato) in traverso facile ma esposto. Conviene stare bassi. Sosta alla sinistra di un canale erboso. Fittoni da unire;



Il traverso del terzo tiro


Il muretto iniziale della terza lunghezza


L'esposto traverso del terzo tiro


Quarto Tiro (IV°, 30 m.): Dalla sosta risalire lo spigolo a destra e poi superare l'infido canale erboso dirigendosi alla successiva paretina. Vincere il primo salto che richiede un passo deciso, dirigendosi verso il resinato. Da qui salire in verticale verso la cima con arrampicata divertente, appigliata (VI), ma sprotetta (possibilità di integrare piuttosto aleatorie). Sosta su resinati uniti da catena e anello di calata;



L'ultima lunghezza
Uscita in cima: Se si sale alla sinistra della sosta, dopo pochi metri di II, si arriva sulla cima vera e propria della Torre Conica. E qui si capisce che, come dice Mauro Corona, dalla cima puoi solo scendere. In cima, praticamente su ogni versante, è presente una catena (più o meno affidabile) per calarsi. Non so quanto valga la pena fare tutte queste manovre di corda... Io, per curiosità, la cima della Conica ci tenevo a vederla, e così ci sono andato per i fatti miei...
La breve paretina che porta sulla vetta
vera e propria della Torre Conica
Discesa: Dall'ultima sosta (alla fine del quarto tiro, con catena e anello di calata) ci si cala sul versante sud con una calata da 60 m. (di cui almeno 50 nel vuoto) da brivido!!! Si arriva, così, alla base della parete Sud della Torre conica. Per ritornare all'attacco basta seguire la traccia di sentiero verso sinistra (faccia a monte).

La calata di 60 m. di cui, almeno 50, nel vuoto


Considerazioni finali: Consigliato concatenarla con la via "Gelida Piapata" alla bastionata del Barbisino (Vedi Relazione). La via descritta in questo post, la normale alla Torre Conica, per le sue peculiarità di difficoltà e di chiodatura è particolarmente adatta ad un corso o a novelle cordate che vogliono affinare le loro esperienze sul mondo verticale. Si badi bene che, per esposizione e per tipologia di arrampicata richiesta (piuttosto atletica) non è da considerarsi una entry level. Ogni lunghezza ha almeno un passaggio che richiede decisione, confidenza con l'esposizione e padronanza del grado, spesso in assenza di protezioni. Quindi, non sottovalutarla (ma questo non dovrebbe essere fatto per nessuna via di roccia), e non farsi trarre in inganno dall'apparente facilità dei gradi.
Fatte le opportune raccomandazioni, veniamo alla via. E' una bella classica. Si svolge in un ambiente stupendo, offre un'arrampicata sempre diversa, spesso esposta, con qualche passaggio strapiombante, sicuramente non difficile, ma che regala soddisfazioni. L'ultima lunghezza (quasi) completamente sprotetta, da inventare...




Riferimenti Bibliografici:

Testi: P. Buzzoni, E. Pesci, Lario Rock pareti, Versante Sud (2011), pp. 250, 251 
http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/08/Relazione-Torre-Conica.pdf

lunedì 4 luglio 2016

Via della Gelida Pipata alla bastionata del Barbisino

Relazione attinente all'arrampicata sulla via di roccia "La Gelida Pipata" alla Bastionata del Barbisino effettuata in data 25 giugno 2016 da Toso, Mattia e Claudio

Se non scali la montagna, 
non ti potrai mai godere il paesaggio.
[Pablo Neruda]

http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/07/Relazione-Gelida-Pipata.pdf


Itinerario automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge, in pochi minuti, il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Il costo del biglietto di andata e ritorno della funivia (alla data di questa relazione) è di 12 Euro. Il costo giornaliero del parcheggio è di 3 euro. Scesi dalla funivia si seguono le numerose indicazioni per il Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.). risalendo le piste e raggiungendolo in 15-20 minuti dall'uscita della funivia;

Avvicinamento: Dal Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.) seguire il Vallone dei Camosci che si apre alle spalle del Rifugio in direzione Nord-Ovest. Si risale la pista da sci tenendo l'impianto di risalita alla propria sinistra, si raggiunge e si supera la stazione di arrivo. Si prosegue, quindi, per un centinaio di metri sempre in direzione Nord-Ovest, portandosi a ridosso della parete rocciosa. Si noterà un evidente e grosso camino che divide la bastionata in due parti. Si supera il camino e ci si dirige verso la sezione della bastionata dove si osservano tre tetti gialli posti uno sopra l'altro ad una quindicina di metri dal suolo. La via della Gelida Piapata inizia proprio alla sinistra di questi tre tetti, su un evidente spigolo verticale su cui si noteranno diversi fittoni e chiodi. Alla destra dell'attacco appena descritto si trova un camino, spesso molto bagnato, che era la via originale; 


Panoramica dal Rifugio Lecco. La traccia azzurra
indica il percorso di avvicinamento alla via
Gelida Pipata

Il punto arancione indica l'attacco della via
Dislivello di avvicinamento: 250 m. circa dall'arrivo della funivia;
Tempistica di avvicinamento: 1 ora dall'arrivo della funivia;
Lunghezze: 3+ uscita;
Dislivello in arrampicata: 70 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 1650 m.s.l.m. circa ai Piani di Bobbio;
Quota di partenza (arrampicata): 1900 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 2000 m.s.l.m. circa;
Difficoltà: 6a, 5a obbligatorio;
Soste: Tutte su fittoni uniti da catena;
Esposizione: Sud-Ovest;
Vie di fuga: In doppia dalla via;
Tipo di roccia: Dolomia;
Materiale: Normale dotazione alpinistica per le vie di stampo classico, con tutto il necessario per integrare le protezioni esistenti;
Tempo di arrampicata: 1ora e mezza;
Discesa: Dal sentiero al termine della via;
Attacco: Alla base dello spigolo posto proprio a sinistra di un camino, a sua volta posto alla sinistra di tre evidenti tetti sormontati. Scritta "Gelida pipata" in vernice nera alla base;



Lo spigolo d'attacco della via
Gelida Pipata
Relazione:




Primo Tiro (6a, 25 m.): Si risale l'evidente spigolo verticale su cui spiccano numerosi fittoni e chiodi. La chiodatura è da falesia (ecco perché ho usato la scala francese). La lunghezza oppone due assoli impegnativi che si attestano sul 6a: il primo è proprio all'inizio, all'altezza del primo resinato. Passo leggermente strapiombante che richiede decisione. Il secondo passaggio duro, anch'esso di 6a, è proprio sulla parte finale nei pressi degli ultimi due resinati. In questo caso abbiamo la parete con buoni appigli ma senza appoggi per i piedi. Il resto del tiro è sul 5a. Sosta su fittoni uniti da catena;



La parte iniziale della prima lunghezza
L'ultimo tratto del primo tiro
Claudio all'uscita della prima lunghezza
Mattia alla fine del primo tiro

Secondo Tiro (IV°, 15 m.):  Dalla sosta si prosegue sulla cengia a sinistra per 2-3 m. in direzione di un evidente resinato. Si risale un muretto che presenta un po' d'erba e terra, poi si prosegue arrampicando in diagonale destra seguendo la linea dei resinati. Giunti nei pressi di un camino, lo si scavalca con passo deciso ed esposto e si sosta, subito dopo, su pergamo aereo. In questo caso chiodatura classica e sosta costituita da due resinati uniti da catena;



La seconda lunghezza vista dall'alto



Terzo Tiro (IV°, 30 m.): La via prosegue in verticale sopra la sosta lungo l'evidente camino. Dopo una ventina di metri dentro al camino si rimonta una bella sezione più verticale (leggermente strapiombante) sulla destra che porta ad uscire dal camino e a sostare su comoda cengia. Sosta su resinati uniti da catena, chiodatura classica. Lunghezza molto divertente;



La prima parte del terzo tiro

La terza lunghezza


La parte centrale del terzo tiro visto dall'alto
Uscita (30 m.): Proseguire inizialmente per facili roccette e poi per balze erbose fino alla successiva parete rocciosa su cui spicca un resinato dove, eventualmente assicurarsi e recuperare il compagno.




Discesa: Seguire il sentiero (a tratti attrezzato) che, a destra (faccia a monte), conduce in 10 minuti al canalone della Torre Conica e da qui, in pochi minuti al Vallone dei Camosci.





Considerazioni finali: 
Via breve, ma molto bella. Tutte le lunghezze sono molto divertenti. La prima, molto tecnica, verticale e con due assoli di rilievo, non va sottovalutata, soprattutto da relazioni che la gradano 5a. La seconda, che apparentemente è la meno interessante, sa regalare emozioni se non fosse altro per l'esposizione. La terza, infine,
garantisce un'arrampicata con dei bellissimi movimenti che piacciono a tutti, neofiti ed esperti.
Io l’ho percorsa in occasione di un corso di alpinismo. E’ un’eventualità da tenere in considerazione solo se si dispone di allievi ingamba... come nel mio caso.
Condivido il giudizio di chi ritiene che questa "Gelida Pipata" sia una "bella scoperta". Ritengo che il giusto completamento di questa via sia il concatenamento con la normale alla Torre Conica
(Vedi Relazione).
Ringrazio lo Ste per avermici portato e di aver condiviso con me la possibile soluzione del mistero che attiene gli "ignoti apritori"...  


Lo splendido scorcio del Rifugio Lecco
Riferimenti Bibliografici:
Testi: P. Buzzoni, E. Pesci, Lario Rock pareti, Versante Sud (2011), pp. 249, 250 


http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/07/Relazione-Gelida-Pipata.pdf

sabato 7 maggio 2016

Invernale alla Cresta Ongania allo Zucco Pesciola

Piani di Bobbio - Prealpi Lombarde - Lecco - Lombardia 

Relazione attinente alla scalata del 16 gennaio 2016 sulla Cresta Ongania in Invernale effettuata dal Toso, PMI e Gianlu + altre cordate del Corso Ombra Invernale 2016


http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/06/Relazione-Cresta-Ongania-1.pdf




Di fronte a questo genere di cose 
è meglio essere concilianti e aggirare i problemi: 
trovo un passaggio facile a destra...
 [Marco Romelli su Skialper n. 104-febbraio 2016 
p. 50 – articolo Goulotte che passione]



Itinerario Automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge, in pochi minuti, il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Il costo del biglietto di andata e ritorno della funivia (alla data di questa relazione) è di 12 Euro. Il costo giornaliero del parcheggio è di 3 euro. Scesi dalla funivia si seguono le numerose indicazioni per il Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.). risalendo le piste e raggiungendolo in 15-20 minuti dall'uscita della funivia;
Avvicinamento: Dal Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.) seguire l'innevato vallone dei camosci che si apre alle spalle del Rifugio in direzione Nord-Ovest. Si avrà, quindi, la pista da sci alla propria sinistra. Si prosegue sul fondo del vallone per alcune decine di metri dirigendosi verso l'evidente bocchetta che si nota, a destra, sulla spalla del gruppo del Pesciola. Si risale liberamente il pendio in direzione della bocchetta. Raggiuntala si affronta il successivo canalino, più ripido per pendenza e stretto tra due fasce rocciose. Lo si percorre per tutta la sua lunghezza fino a sbucare su una comoda terrazza. Da qui, volgendo lo sguardo a Nord-Ovest, in direzione del Gruppo del Pesciola, si può notare chiaramente l'attacco della Cresta Ongania. Ci si dirige, quindi, a sinistra (faccia a monte) risalendo un facile panettone innevato per poi risalire il pendio che conduce all'attacco della Cresta Ongania. (1 ora dall'arrivo della funivia, 30 minuti dal Rifugio Lecco). Le foto sottoriportate indicano, in sequenza, il percorso da fare per l'avvicinamento; 


In rosso il percorso di avvicinamento il pallino
blu indica l'attacco della Cresta Ongania


Un'altra prospettiva dell'avvicinamento
Dalla bocchetta risalire l'evidente canalino
L'ultimo tratto di avvicinamento. Il
pallino blu indica l'attacco della via
Dislivello di avvicinamento: 300 m. circa dall'arrivo della funivia all'attacco della via;
Lunghezze: 10 + uscita;
Dislivello in arrampicata: 150 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 1650 m.s.l.m. all'arrivo della funivia ai Piani di Bobbio;
Quota di partenza (arrampicata): 1950 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 2094 m.s.l.m. vetta Zucco di Pesciola;
Difficoltà: VI°+ su misto;
Soste: Alcune attrezzate con spit e catena altre, le più numerose, da attrezzare con cordini e moschettoni;
Esposizione: Ovest prevalente;
Vie di fuga: Pressochè nessuna;
Tipo di roccia: Dolomia;
Materiale: Normale dotazione alpinistica per arrampicata in ambiente misto invernale;
Tempo di arrampicata: 5-6 ore;
Discesa: Dal Canalone della madonnina, a seconda delle condizioni può essere sufficiente scendere slegati con picca e ramponi;
Attacco: Una volta individuato l'inizio dell'evidente cresta del gruppo del Pesciola, l'attacco è individuato da una serie di facili rampe rocciose innevate su cui si vedono alcuni resinati. Le foto possono tornare utili;


Il pallino indica l'attacco della Cresta Ongania
Le facili rampe rocciose ed innevate dell'attacco
Relazione:
Primo Tiro (IV+, 25m.): Risalire le (apparentemente) facili placche rocciose che, in questa stagione, sono ricoperte da neve (o verglas) andando in direzione degli evidenti resinati. Proseguire con arrampicata logica sulla verticale fino ad incontrare un diedro che oppone un passo di VI+ che, fatto con i ramponi, può mettere in difficoltà. Sosta su comoda cengia e su due resinati da unire;


Il Toso sulla prima lunghezza


Secondo Tiro (IV, 30m.): Ci si sposta verso destra per un paio di metri camminando sulla facile cengia fino a raggiungere un evidente camino-canale (attenzione a non farsi ingannare da una serie di resinati che sale in verticale sulla parete a sinistra del canale). Lo si risale facilmente con arrampicata che mano a mano diventa più impegnativa (IV, presenza di due chiodi). L'uscita dal canale richiede l'utilizzo della picca visto che, in caso di innevamento, non ci sono prese per le mani. Si prosegue per qualche metro sul facile filo di cresta fino ad incontrare una sosta (su resinati) posta a sinistra e nascosta dietro un masso da cui sale una variante del secondo tiro. 
Variante al secondo tiro (V°): La variante di questo tiro prevede che dalla sosta si vada a sinistra arrampicando verso l'evidente resinato. Poi la via prosegue opponendo difficoltà che sfiorano il V. (Questa variante è stata fatta da Dani e Damy che, per vincere il passo di V, hanno dovuto togliersi i guanti).


Il canale della seconda lunghezza
Il Gianlu, uscito dal canale, sulla cresta alla
fine della seconda lunghezza
Terzo Tiro (raccordo, 50m.): Si prosegue con camminata su percorso logico, intuitivo e non particolarmente esposto. Dopo una decina di metri si affronta una breve discesa in direzione di una evidente torretta in cui spicca un resinato con anello. Sosta.


Il Toso sulla facile terza lunghezza


La sosta del terzo tiro
Il tratto in discesa del terzo tiro
Quarto Tiro (raccordo 55m.): Dalla sosta si prosegue in direzione dell'evidente canale. Un passo delicato in discesa subito dopo la sosta e poi camminata senza problemi fino al colletto al termine del canalino. Sosta su spuntone nei pressi del colle. 
L'evidente canale della quarta lunghezza

Il passo chiave della quarta lunghezza ripreso
dalla quarta sosta
Il canalino finale del quarto tiro

Variante al Quarto Tiro: Una decina di metri prima di raggiungere il colletto, si può vedere sulla sinistra (faccia a monte) un camino-canale ove spiccano dei resinati. Si tratta di una variante che conduce in vetta al torrione che altrimenti, seguendo la relazione qui descritta, verrebbe semplicemente aggirato. Se si prosegue per questa variante si deve fare una sosta in vetta al torrione e poi fare un tiro in discesa fino a sbucare circa a metà del quinto tiro della relazione di seguito descritta. (Questa variante è stata fatta da Damiano e Daniele).


La variante del quarto tiro percorsa da Dani e
Dami. La sosta è all'interno del pallino rosso, la
variante è rappresentata dalla linea azzurra


In rosso indicata la variante con il tratto da fare
in discesa. In giallo la sosta tra quarto e quinto
tiro descritta in questa relazione
Quinto Tiro (III+, 55 m.): Si scende camminando su traccia di sentiero che inizia a farsi esposto. Attenzione alle condizioni della neve, meglio calzare i ramponi perché non ci sono possibilità di proteggere. Arrivati al gruppo di roccette proseguire arrampicando in discesa, passo delicato, presenza di un resinato e possibilità di integrare. Al termine della discesa riprendere il sentiero che porta verso un evidente torrione roccioso. Risalire il torrione per le facili balze rocciose (III+) fino ad incontrare una sosta su resinato e vecchio chiodo con anello;
La prima parte della quinta lunghezza
Nei pressi delle roccette. Passo delicato in discesa
La seconda parte della quinta lunghezza si
articola sull'evidente torrione
Sesto Tiro (II, 50m.): La prima parte della lunghezza è una semplice camminata sull'evidente conoide nevoso. Poi si risalgono delle facili roccette in direzione di una selletta. (III ad essere generosi). Sosta su fittone (possibilità di integrare su spuntone).


La prima parte della sesta lunghezza
La seconda parte della sesta lunghezza 
Settimo Tiro (IV, 50m.): La prima parte del tiro (35m.) è una camminata su pendio innevato. Indispensabili i ramponi per evitare scivolate dalle imprevedibili conseguenze. Poi si arriva nei pressi di un salto roccioso. Ci si deve calare un paio di metri (presenza di un chiodo) e poi risalire la successiva parete rocciosa con uscita sprotetta e delicata (IV). Poi si arriva in sosta su resinato; 


La prima parte della settima lunghezza
Il passo chiave della settima lunghezza
L'ultima parte del settimo tiro, dopo il passo chiave
La PMI sulla settima lunghezza ripresa dalla
ottava sosta
La PMI prima di scendere nel salto roccioso
La PMI sul passo chiave della 7^ lunghezza
Ottavo Tiro (raccordo 50m.): Si procede camminando sino alla base di un evidente diedro-camino. Sosta su due fix uniti da catena.


La parte finale dell'ottavo tiro
L'ottava lunghezza vista dalla ottava sosta (cioè
guardando gli assicuratori)
La PMI affronta l'ottavo tiro
Nono Tiro (III+, 30m.): Dalla sosta spostarsi a sinistra e risalire l'evidente facile canale roccioso (Variante Toso). Nonostante le difficoltà non siano mai superiori al III, III+ si consideri che siamo in un ambiente di misto invernale. Non c'è alcuna possibilità di usare protezioni veloci. Ho inserito un chiodo circa a metà tiro (lasciato in loco), ma che potrebbe fare un pericoloso effetto leva. Alla fine del canale ci si sposta a destra e si raggiunge la sosta.


Il canale della nona lunghezza (la variante Toso),
la totale assenza di protezioni può mettere in difficoltà 
Variante al Nono Tiro(V, 30m.): Alla destra del canalino sopradescritto (la variante Toso) si apre un altro camino-canale, decisamente più impegnativo di quello soprarelazionato, su cui occhieggiano alcuni fittoni. Percorrerlo tutto fino alla sosta (in comune con la variante Toso). La cordata che ci precedeva ha confermato le difficoltà di questo tiro che, seppur ben protetto, oppone passi di V.



Ulteriore Variante al Nono Tiro - La via Ferrata: Dalla sosta ci si sposta decisamente a destra (10 m. circa) in direzione della visibile catena della via ferrata. Si risale per la via ferrata (passaggi impegnativi di V) che conducono praticamente in vetta allo Zucco di Pesciola. Soluzione, questa, consigliata per la velocità con cui si arriva al termine della via, ma da non sottovalutare per le difficoltà opposte soprattutto in periodo invernale. Dami e Dani hanno scelto questa variante e hanno confermato la presenza di passi impegnativi sul V.


Un passaggio della variante sulla Ferrata
Decimo Tiro (VI+, 30m.): Si risale l'evidente diedro-camino che si trova verticale sopra la sosta. Fittoni visibili. L'uscita della lunghezza oppone dei passi di IV+ che, fatti con i ramponi, mettono soggezione. Uscita su comoda cengia ove si trova sosta su catena.


Il decimo tiro
Il Toso impegnato sulla decima lunghezza
La PMI in uscita dalla decima lunghezza
Uscita: Si tratta di 20 m. di facile camminata su cresta innevata fino a raggiungere la madonnina di vetta dello Zucco Pesciola. Valutare se fare quest'ultima lunghezza legati (quindi facendo sicura alla base del traliccio cementato della madonnina) oppure slegati.


L'uscita in vetta su cresta innevata



Discesa: Proseguendo verso Nord, alle spalle della madonnina, si segue il percorso più logico e più facile che, in discesa, si destreggia tra alcune rocce fino ad un'evidente sellata. Scendere a sinistra (spalle alla madonnina) per il cosiddetto canale della Madonna. Prestare particolare cautela nel tratto iniziale (alto) del canalino, ove potrebbe essere richiesta la calata "faccia a monte". Per quanto ho potuto vedere non c'è la possibilità di attrezzare delle doppie (ma, a mio parere, non se ne sente la necessità). La discesa in conserva sprotetta è da farsi solamente se si è ben consapevoli di quello che si sta facendo. 
Al termine del canale imboccare l'ampio vallone che riporta, in 15 minuti, al Rifugio Lecco.


Discesa lungo il canale della Madonna

Considerazioni finali: La Cresta Ongania allo Zucco di Pesciola in veste invernale è considerata come una sorta di "battesimo del misto" per chi voglia iniziare a cimentarsi con questo tipo di alpinismo. Questa etichettatura, che per certi aspetti può essere corretta, rischia, però, di portare a sottovalutare questa bella cavalcata di cresta. A prescindere che, come tutte le salite invernali, il maggiore o minore ingaggio, dipende grandemente dalle condizioni che si trovano, si vuole sottolineare come l'ascensione relazionata in questo post sia tutt'altro che banale. Pare quasi scontato evidenziare come l'ascensione estiva nulla abbia a che spartire con quella invernale, non solo per le temperature, per il percorso sicuramente diverso, per le protezioni che potrebbero essere coperte da neve o ghiaccio, ma soprattutto per il fatto che un IV grado fatto con le scarpette è cosa radicalmente diversa dalla stessa difficoltà affrontata con scarponi e ramponi. 












http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/06/Relazione-Cresta-Ongania-1.pdf