Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11:

Dislivellometro stagione Ski-alp 2014-15: 11.250 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2013-14: 28.750 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2012-13: 16.400 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2011-12: 5.600 m.

Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11: 20.890 m.


sabato 7 maggio 2016

Invernale alla Cresta Ongania allo Zucco Pesciola

Piani di Bobbio - Prealpi Lombarde - Lecco - Lombardia 

Relazione attinente alla scalata del 16 gennaio 2016 sulla Cresta Ongania in Invernale effettuata dal Toso, PMI e Gianlu + altre cordate del Corso Ombra Invernale 2016


http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/06/Relazione-Cresta-Ongania-1.pdf




Di fronte a questo genere di cose 
è meglio essere concilianti e aggirare i problemi: 
trovo un passaggio facile a destra...
 [Marco Romelli su Skialper n. 104-febbraio 2016 
p. 50 – articolo Goulotte che passione]



Itinerario Automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge, in pochi minuti, il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Il costo del biglietto di andata e ritorno della funivia (alla data di questa relazione) è di 12 Euro. Il costo giornaliero del parcheggio è di 3 euro. Scesi dalla funivia si seguono le numerose indicazioni per il Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.). risalendo le piste e raggiungendolo in 15-20 minuti dall'uscita della funivia;
Avvicinamento: Dal Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.) seguire l'innevato vallone dei camosci che si apre alle spalle del Rifugio in direzione Nord-Ovest. Si avrà, quindi, la pista da sci alla propria sinistra. Si prosegue sul fondo del vallone per alcune decine di metri dirigendosi verso l'evidente bocchetta che si nota, a destra, sulla spalla del gruppo del Pesciola. Si risale liberamente il pendio in direzione della bocchetta. Raggiuntala si affronta il successivo canalino, più ripido per pendenza e stretto tra due fasce rocciose. Lo si percorre per tutta la sua lunghezza fino a sbucare su una comoda terrazza. Da qui, volgendo lo sguardo a Nord-Ovest, in direzione del Gruppo del Pesciola, si può notare chiaramente l'attacco della Cresta Ongania. Ci si dirige, quindi, a sinistra (faccia a monte) risalendo un facile panettone innevato per poi risalire il pendio che conduce all'attacco della Cresta Ongania. (1 ora dall'arrivo della funivia, 30 minuti dal Rifugio Lecco). Le foto sottoriportate indicano, in sequenza, il percorso da fare per l'avvicinamento; 


In rosso il percorso di avvicinamento il pallino
blu indica l'attacco della Cresta Ongania


Un'altra prospettiva dell'avvicinamento
Dalla bocchetta risalire l'evidente canalino
L'ultimo tratto di avvicinamento. Il
pallino blu indica l'attacco della via
Dislivello di avvicinamento: 300 m. circa dall'arrivo della funivia all'attacco della via;
Lunghezze: 10 + uscita;
Dislivello in arrampicata: 150 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 1650 m.s.l.m. all'arrivo della funivia ai Piani di Bobbio;
Quota di partenza (arrampicata): 1950 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 2094 m.s.l.m. vetta Zucco di Pesciola;
Difficoltà: VI°+ su misto;
Soste: Alcune attrezzate con spit e catena altre, le più numerose, da attrezzare con cordini e moschettoni;
Esposizione: Ovest prevalente;
Vie di fuga: Pressochè nessuna;
Tipo di roccia: Dolomia;
Materiale: Normale dotazione alpinistica per arrampicata in ambiente misto invernale;
Tempo di arrampicata: 5-6 ore;
Discesa: Dal Canalone della madonnina, a seconda delle condizioni può essere sufficiente scendere slegati con picca e ramponi;
Attacco: Una volta individuato l'inizio dell'evidente cresta del gruppo del Pesciola, l'attacco è individuato da una serie di facili rampe rocciose innevate su cui si vedono alcuni resinati. Le foto possono tornare utili;


Il pallino indica l'attacco della Cresta Ongania
Le facili rampe rocciose ed innevate dell'attacco
Relazione:
Primo Tiro (IV+, 25m.): Risalire le (apparentemente) facili placche rocciose che, in questa stagione, sono ricoperte da neve (o verglas) andando in direzione degli evidenti resinati. Proseguire con arrampicata logica sulla verticale fino ad incontrare un diedro che oppone un passo di VI+ che, fatto con i ramponi, può mettere in difficoltà. Sosta su comoda cengia e su due resinati da unire;


Il Toso sulla prima lunghezza


Secondo Tiro (IV, 30m.): Ci si sposta verso destra per un paio di metri camminando sulla facile cengia fino a raggiungere un evidente camino-canale (attenzione a non farsi ingannare da una serie di resinati che sale in verticale sulla parete a sinistra del canale). Lo si risale facilmente con arrampicata che mano a mano diventa più impegnativa (IV, presenza di due chiodi). L'uscita dal canale richiede l'utilizzo della picca visto che, in caso di innevamento, non ci sono prese per le mani. Si prosegue per qualche metro sul facile filo di cresta fino ad incontrare una sosta (su resinati) posta a sinistra e nascosta dietro un masso da cui sale una variante del secondo tiro. 
Variante al secondo tiro (V°): La variante di questo tiro prevede che dalla sosta si vada a sinistra arrampicando verso l'evidente resinato. Poi la via prosegue opponendo difficoltà che sfiorano il V. (Questa variante è stata fatta da Dani e Damy che, per vincere il passo di V, hanno dovuto togliersi i guanti).


Il canale della seconda lunghezza
Il Gianlu, uscito dal canale, sulla cresta alla
fine della seconda lunghezza
Terzo Tiro (raccordo, 50m.): Si prosegue con camminata su percorso logico, intuitivo e non particolarmente esposto. Dopo una decina di metri si affronta una breve discesa in direzione di una evidente torretta in cui spicca un resinato con anello. Sosta.


Il Toso sulla facile terza lunghezza


La sosta del terzo tiro
Il tratto in discesa del terzo tiro
Quarto Tiro (raccordo 55m.): Dalla sosta si prosegue in direzione dell'evidente canale. Un passo delicato in discesa subito dopo la sosta e poi camminata senza problemi fino al colletto al termine del canalino. Sosta su spuntone nei pressi del colle. 
L'evidente canale della quarta lunghezza

Il passo chiave della quarta lunghezza ripreso
dalla quarta sosta
Il canalino finale del quarto tiro

Variante al Quarto Tiro: Una decina di metri prima di raggiungere il colletto, si può vedere sulla sinistra (faccia a monte) un camino-canale ove spiccano dei resinati. Si tratta di una variante che conduce in vetta al torrione che altrimenti, seguendo la relazione qui descritta, verrebbe semplicemente aggirato. Se si prosegue per questa variante si deve fare una sosta in vetta al torrione e poi fare un tiro in discesa fino a sbucare circa a metà del quinto tiro della relazione di seguito descritta. (Questa variante è stata fatta da Damiano e Daniele).


La variante del quarto tiro percorsa da Dani e
Dami. La sosta è all'interno del pallino rosso, la
variante è rappresentata dalla linea azzurra


In rosso indicata la variante con il tratto da fare
in discesa. In giallo la sosta tra quarto e quinto
tiro descritta in questa relazione
Quinto Tiro (III+, 55 m.): Si scende camminando su traccia di sentiero che inizia a farsi esposto. Attenzione alle condizioni della neve, meglio calzare i ramponi perché non ci sono possibilità di proteggere. Arrivati al gruppo di roccette proseguire arrampicando in discesa, passo delicato, presenza di un resinato e possibilità di integrare. Al termine della discesa riprendere il sentiero che porta verso un evidente torrione roccioso. Risalire il torrione per le facili balze rocciose (III+) fino ad incontrare una sosta su resinato e vecchio chiodo con anello;
La prima parte della quinta lunghezza
Nei pressi delle roccette. Passo delicato in discesa
La seconda parte della quinta lunghezza si
articola sull'evidente torrione
Sesto Tiro (II, 50m.): La prima parte della lunghezza è una semplice camminata sull'evidente conoide nevoso. Poi si risalgono delle facili roccette in direzione di una selletta. (III ad essere generosi). Sosta su fittone (possibilità di integrare su spuntone).


La prima parte della sesta lunghezza
La seconda parte della sesta lunghezza 
Settimo Tiro (IV, 50m.): La prima parte del tiro (35m.) è una camminata su pendio innevato. Indispensabili i ramponi per evitare scivolate dalle imprevedibili conseguenze. Poi si arriva nei pressi di un salto roccioso. Ci si deve calare un paio di metri (presenza di un chiodo) e poi risalire la successiva parete rocciosa con uscita sprotetta e delicata (IV). Poi si arriva in sosta su resinato; 


La prima parte della settima lunghezza
Il passo chiave della settima lunghezza
L'ultima parte del settimo tiro, dopo il passo chiave
La PMI sulla settima lunghezza ripresa dalla
ottava sosta
La PMI prima di scendere nel salto roccioso
La PMI sul passo chiave della 7^ lunghezza
Ottavo Tiro (raccordo 50m.): Si procede camminando sino alla base di un evidente diedro-camino. Sosta su due fix uniti da catena.


La parte finale dell'ottavo tiro
L'ottava lunghezza vista dalla ottava sosta (cioè
guardando gli assicuratori)
La PMI affronta l'ottavo tiro
Nono Tiro (III+, 30m.): Dalla sosta spostarsi a sinistra e risalire l'evidente facile canale roccioso (Variante Toso). Nonostante le difficoltà non siano mai superiori al III, III+ si consideri che siamo in un ambiente di misto invernale. Non c'è alcuna possibilità di usare protezioni veloci. Ho inserito un chiodo circa a metà tiro (lasciato in loco), ma che potrebbe fare un pericoloso effetto leva. Alla fine del canale ci si sposta a destra e si raggiunge la sosta.


Il canale della nona lunghezza (la variante Toso),
la totale assenza di protezioni può mettere in difficoltà 
Variante al Nono Tiro(V, 30m.): Alla destra del canalino sopradescritto (la variante Toso) si apre un altro camino-canale, decisamente più impegnativo di quello soprarelazionato, su cui occhieggiano alcuni fittoni. Percorrerlo tutto fino alla sosta (in comune con la variante Toso). La cordata che ci precedeva ha confermato le difficoltà di questo tiro che, seppur ben protetto, oppone passi di V.



Ulteriore Variante al Nono Tiro - La via Ferrata: Dalla sosta ci si sposta decisamente a destra (10 m. circa) in direzione della visibile catena della via ferrata. Si risale per la via ferrata (passaggi impegnativi di V) che conducono praticamente in vetta allo Zucco di Pesciola. Soluzione, questa, consigliata per la velocità con cui si arriva al termine della via, ma da non sottovalutare per le difficoltà opposte soprattutto in periodo invernale. Dami e Dani hanno scelto questa variante e hanno confermato la presenza di passi impegnativi sul V.


Un passaggio della variante sulla Ferrata
Decimo Tiro (VI+, 30m.): Si risale l'evidente diedro-camino che si trova verticale sopra la sosta. Fittoni visibili. L'uscita della lunghezza oppone dei passi di IV+ che, fatti con i ramponi, mettono soggezione. Uscita su comoda cengia ove si trova sosta su catena.


Il decimo tiro
Il Toso impegnato sulla decima lunghezza
La PMI in uscita dalla decima lunghezza
Uscita: Si tratta di 20 m. di facile camminata su cresta innevata fino a raggiungere la madonnina di vetta dello Zucco Pesciola. Valutare se fare quest'ultima lunghezza legati (quindi facendo sicura alla base del traliccio cementato della madonnina) oppure slegati.


L'uscita in vetta su cresta innevata



Discesa: Proseguendo verso Nord, alle spalle della madonnina, si segue il percorso più logico e più facile che, in discesa, si destreggia tra alcune rocce fino ad un'evidente sellata. Scendere a sinistra (spalle alla madonnina) per il cosiddetto canale della Madonna. Prestare particolare cautela nel tratto iniziale (alto) del canalino, ove potrebbe essere richiesta la calata "faccia a monte". Per quanto ho potuto vedere non c'è la possibilità di attrezzare delle doppie (ma, a mio parere, non se ne sente la necessità). La discesa in conserva sprotetta è da farsi solamente se si è ben consapevoli di quello che si sta facendo. 
Al termine del canale imboccare l'ampio vallone che riporta, in 15 minuti, al Rifugio Lecco.


Discesa lungo il canale della Madonna

Considerazioni finali: La Cresta Ongania allo Zucco di Pesciola in veste invernale è considerata come una sorta di "battesimo del misto" per chi voglia iniziare a cimentarsi con questo tipo di alpinismo. Questa etichettatura, che per certi aspetti può essere corretta, rischia, però, di portare a sottovalutare questa bella cavalcata di cresta. A prescindere che, come tutte le salite invernali, il maggiore o minore ingaggio, dipende grandemente dalle condizioni che si trovano, si vuole sottolineare come l'ascensione relazionata in questo post sia tutt'altro che banale. Pare quasi scontato evidenziare come l'ascensione estiva nulla abbia a che spartire con quella invernale, non solo per le temperature, per il percorso sicuramente diverso, per le protezioni che potrebbero essere coperte da neve o ghiaccio, ma soprattutto per il fatto che un IV grado fatto con le scarpette è cosa radicalmente diversa dalla stessa difficoltà affrontata con scarponi e ramponi. 












http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2016/06/Relazione-Cresta-Ongania-1.pdf

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