Relazione attinente alla scalata del 16 gennaio 2016 sulla Cresta Ongania in Invernale effettuata dal Toso, PMI e Gianlu + altre cordate del Corso Ombra Invernale 2016
Di fronte a questo
genere di cose
è meglio essere concilianti e aggirare i problemi:
trovo un
passaggio facile a destra...
[Marco Romelli su Skialper n. 104-febbraio 2016
p.
50 – articolo Goulotte che passione]
Itinerario Automobilistico: Da Barzio (vedi ubicazione alla fine di questo post) si raggiunge, in pochi minuti, il piazzale della funivia che conduce ai piani di Bobbio. Il costo del biglietto di andata e ritorno della funivia (alla data di questa relazione) è di 12 Euro. Il costo giornaliero del parcheggio è di 3 euro. Scesi dalla funivia si seguono le numerose indicazioni per il Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.). risalendo le piste e raggiungendolo in 15-20 minuti dall'uscita della funivia;
Avvicinamento: Dal Rifugio Lecco (1777 m.s.l.m.) seguire l'innevato vallone dei camosci che si apre alle spalle del Rifugio in direzione Nord-Ovest. Si avrà, quindi, la pista da sci alla propria sinistra. Si prosegue sul fondo del vallone per alcune decine di metri dirigendosi verso l'evidente bocchetta che si nota, a destra, sulla spalla del gruppo del Pesciola. Si risale liberamente il pendio in direzione della bocchetta. Raggiuntala si affronta il successivo canalino, più ripido per pendenza e stretto tra due fasce rocciose. Lo si percorre per tutta la sua lunghezza fino a sbucare su una comoda terrazza. Da qui, volgendo lo sguardo a Nord-Ovest, in direzione del Gruppo del Pesciola, si può notare chiaramente l'attacco della Cresta Ongania. Ci si dirige, quindi, a sinistra (faccia a monte) risalendo un facile panettone innevato per poi risalire il pendio che conduce all'attacco della Cresta Ongania. (1 ora dall'arrivo della funivia, 30 minuti dal Rifugio Lecco). Le foto sottoriportate indicano, in sequenza, il percorso da fare per l'avvicinamento;
In rosso il percorso di avvicinamento il pallino blu indica l'attacco della Cresta Ongania |
Un'altra prospettiva dell'avvicinamento |
Dalla bocchetta risalire l'evidente canalino |
L'ultimo tratto di avvicinamento. Il pallino blu indica l'attacco della via |
Lunghezze: 10 + uscita;
Dislivello in arrampicata: 150 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 1650 m.s.l.m. all'arrivo della funivia ai Piani di Bobbio;
Quota di partenza (arrampicata): 1950 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 2094 m.s.l.m. vetta Zucco di Pesciola;
Difficoltà: VI°+ su misto;
Soste: Alcune attrezzate con spit e catena altre, le più numerose, da attrezzare con cordini e moschettoni;
Esposizione: Ovest prevalente;
Vie di fuga: Pressochè nessuna;
Tipo di roccia: Dolomia;
Materiale: Normale dotazione alpinistica per arrampicata in ambiente misto invernale;
Tempo di arrampicata: 5-6 ore;
Discesa: Dal Canalone della madonnina, a seconda delle condizioni può essere sufficiente scendere slegati con picca e ramponi;
Attacco: Una volta individuato l'inizio dell'evidente cresta del gruppo del Pesciola, l'attacco è individuato da una serie di facili rampe rocciose innevate su cui si vedono alcuni resinati. Le foto possono tornare utili;
Il pallino indica l'attacco della Cresta Ongania |
Le facili rampe rocciose ed innevate dell'attacco |
Primo Tiro (IV+, 25m.): Risalire le (apparentemente) facili placche rocciose che, in questa stagione, sono ricoperte da neve (o verglas) andando in direzione degli evidenti resinati. Proseguire con arrampicata logica sulla verticale fino ad incontrare un diedro che oppone un passo di VI+ che, fatto con i ramponi, può mettere in difficoltà. Sosta su comoda cengia e su due resinati da unire;
Il Toso sulla prima lunghezza |
Secondo Tiro (IV, 30m.): Ci si sposta verso destra per un paio di metri camminando sulla facile cengia fino a raggiungere un evidente camino-canale (attenzione a non farsi ingannare da una serie di resinati che sale in verticale sulla parete a sinistra del canale). Lo si risale facilmente con arrampicata che mano a mano diventa più impegnativa (IV, presenza di due chiodi). L'uscita dal canale richiede l'utilizzo della picca visto che, in caso di innevamento, non ci sono prese per le mani. Si prosegue per qualche metro sul facile filo di cresta fino ad incontrare una sosta (su resinati) posta a sinistra e nascosta dietro un masso da cui sale una variante del secondo tiro.
Variante al secondo tiro (V°): La variante di questo tiro prevede che dalla sosta si vada a sinistra arrampicando verso l'evidente resinato. Poi la via prosegue opponendo difficoltà che sfiorano il V. (Questa variante è stata fatta da Dani e Damy che, per vincere il passo di V, hanno dovuto togliersi i guanti).
Il canale della seconda lunghezza |
Il Gianlu, uscito dal canale, sulla cresta alla fine della seconda lunghezza |
Il Toso sulla facile terza lunghezza |
La sosta del terzo tiro |
Il tratto in discesa del terzo tiro |
L'evidente canale della quarta lunghezza |
Il passo chiave della quarta lunghezza ripreso dalla quarta sosta |
Il canalino finale del quarto tiro |
La variante del quarto tiro percorsa da Dani e Dami. La sosta è all'interno del pallino rosso, la variante è rappresentata dalla linea azzurra |
In rosso indicata la variante con il tratto da fare in discesa. In giallo la sosta tra quarto e quinto tiro descritta in questa relazione |
La prima parte della quinta lunghezza |
Nei pressi delle roccette. Passo delicato in discesa |
La seconda parte della quinta lunghezza si articola sull'evidente torrione |
La prima parte della sesta lunghezza |
La seconda parte della sesta lunghezza |
La prima parte della settima lunghezza |
Il passo chiave della settima lunghezza |
L'ultima parte del settimo tiro, dopo il passo chiave |
La PMI sulla settima lunghezza ripresa dalla ottava sosta |
La PMI prima di scendere nel salto roccioso |
La PMI sul passo chiave della 7^ lunghezza |
La parte finale dell'ottavo tiro |
L'ottava lunghezza vista dalla ottava sosta (cioè guardando gli assicuratori) |
La PMI affronta l'ottavo tiro |
Il canale della nona lunghezza (la variante Toso), la totale assenza di protezioni può mettere in difficoltà |
Ulteriore Variante al Nono Tiro - La via Ferrata: Dalla sosta ci si sposta decisamente a destra (10 m. circa) in direzione della visibile catena della via ferrata. Si risale per la via ferrata (passaggi impegnativi di V) che conducono praticamente in vetta allo Zucco di Pesciola. Soluzione, questa, consigliata per la velocità con cui si arriva al termine della via, ma da non sottovalutare per le difficoltà opposte soprattutto in periodo invernale. Dami e Dani hanno scelto questa variante e hanno confermato la presenza di passi impegnativi sul V.
Un passaggio della variante sulla Ferrata |
Il decimo tiro |
Il Toso impegnato sulla decima lunghezza |
La PMI in uscita dalla decima lunghezza |
L'uscita in vetta su cresta innevata |
Discesa: Proseguendo verso Nord, alle spalle della madonnina, si segue il percorso più logico e più facile che, in discesa, si destreggia tra alcune rocce fino ad un'evidente sellata. Scendere a sinistra (spalle alla madonnina) per il cosiddetto canale della Madonna. Prestare particolare cautela nel tratto iniziale (alto) del canalino, ove potrebbe essere richiesta la calata "faccia a monte". Per quanto ho potuto vedere non c'è la possibilità di attrezzare delle doppie (ma, a mio parere, non se ne sente la necessità). La discesa in conserva sprotetta è da farsi solamente se si è ben consapevoli di quello che si sta facendo.
Al termine del canale imboccare l'ampio vallone che riporta, in 15 minuti, al Rifugio Lecco.
Discesa lungo il canale della Madonna |
Considerazioni finali: La Cresta Ongania allo Zucco di Pesciola in veste invernale è considerata come una sorta di "battesimo del misto" per chi voglia iniziare a cimentarsi con questo tipo di alpinismo. Questa etichettatura, che per certi aspetti può essere corretta, rischia, però, di portare a sottovalutare questa bella cavalcata di cresta. A prescindere che, come tutte le salite invernali, il maggiore o minore ingaggio, dipende grandemente dalle condizioni che si trovano, si vuole sottolineare come l'ascensione relazionata in questo post sia tutt'altro che banale. Pare quasi scontato evidenziare come l'ascensione estiva nulla abbia a che spartire con quella invernale, non solo per le temperature, per il percorso sicuramente diverso, per le protezioni che potrebbero essere coperte da neve o ghiaccio, ma soprattutto per il fatto che un IV grado fatto con le scarpette è cosa radicalmente diversa dalla stessa difficoltà affrontata con scarponi e ramponi.
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