Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11:

Dislivellometro stagione Ski-alp 2014-15: 11.250 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2013-14: 28.750 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2012-13: 16.400 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2011-12: 5.600 m.

Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11: 20.890 m.


venerdì 24 aprile 2020

Monte Sernio (2187 m.s.l.m.) - via normale invernale

Carnia, Alpi Carniche, Val Aupa, Udine, Friuli


Relazione relativa all'ascensione alpinistica invernale al Monte Sernio dalla via Normale effettuata il 6 gennaio 2020 da Toso, Nicola & Elena.



In inverno il crepuscolo è il più bel momento della giornata,
 l’ora nella quale i contrasti diventano più sorprendenti
 fra le ombre invadenti e le luci morenti sulle nevi.

 [Marcel Kurz, tratto dall’articolo Profondo Bianco 
di Lorenzo Naddei su Meridiani Montagne n. 103,
Alti Tauri, marzo 2020];



Dati Tecnici Ascensione: La relazione di seguito riportata attiene all'ascensione invernale al Monte Sernio, dalla via normale. La salita e la discesa avvengono lungo lo stesso itinerario. Il punto di partenza è la Val Aupa. Viene, altresì, riportata la descrizione di una breve variante, nella parte terminale dell'ascensione, da percorrersi, eventualmente, solo in salita;

Percorso automobilistico: Da Moggio Udinese (vedi ubicazione alla fine di questo post) risalire la Val Aupa. Dopo alcuni chilometri, si noterà, sulla sinistra, un cartello indicante il Rifugio Grauzaria. Svoltare, quindi, a sinistra seguendo le indicazioni e risalendo la stretta strada asfaltata sino al suo termine. Qui parcheggiare ed imboccare l'unico sentiero, il n. 437 che conduce al Rifugio Grauzaria (1250 m.s.l.m.);

Avvicinamento (alla parete del Sernio): Risalire il sentiero fino al Rifugio Grauzaria (1250 m.s.l.m.) che si raggiunge nel volgere di circa un'ora. Dal Rifugio Grauzaria seguire il sentiero n. 437 verso il Foran da la Gjaline (1560 m.s.l.m.) che, dal rifugio, si raggiunge in circa 30 minuti. Da qui scendere sul versante opposto (con vista sulla parete Nord-orientale del Sernio) ed imboccare subito la prima traccia a sinistra (sentiero n. 419) che, attraverso un bosco di larici e con percorso sostanzialmente privo di dislivello, conduce al cospetto delle Torri Nuviernulis ed Ivano. Qui, risalire il canalone che si apre sulla sinistra, risalendo fino alla Forca Nuviernulis (1732 m.s.l.m.). Dalla Forca Nuviernulis scendere sul versante Sud contornando il versante meridionale della Torre Nuviernulis perdendo quota per circa un centinaio di metri di dislivello. Si risale verso la sella che separa la Torre Ivano dalla Torre Nuviernulis (1700 m.s.l.m. circa) e ci si trova all'inizio della parete orientale del Sernio. L'attacco della nostra via di salita alla "normale" al Monte Sernio (2 ore e mezza circa dal parcheggio della macchina); 

Traccia GPS: Scarica la traccia GPS dell'ascensione qui relazionata al Monte Sernio dalla via Normale in invernale. La traccia è stata realizzata seguendo la "variante" in salita descritta nella relazione. 

Dislivello Complessivo: 1600 m. circa;

Dislivello Parete: 500 m. circa la via normale al Sernio considerando la salita dalla sella che separa Torre Ivano dalla Torre Nuviernulis;

Quota di partenza (avvicinamento): 700 m.s.l.m. circa al parcheggio della macchina;

Quota di partenza (via normale al Sernio): 1700 m.s.l.m. circa, la sella tra la Torre Ivano e la Torre Nuviernulis;

Quota di arrivo: 2187 m.s.l.m., vetta del Monte Sernio;

Tempistica: Dal parcheggio al Rifugio Grauzaria si consideri un'ora. 
Dal Rifugio al Foran da la Gjaline, circa, mezz'ora.
Dal Foran da la Gjaline alla Forca Nuviernulis 50 minuti.
Dalla Forca Nuviernulis all'attacco della parete 20 minuti.
La via normale alla parete Sud-orientale del Sernio partendo dalla sella che separa la Torre Ivano dalla Torre Nuviernulis, si consideri 2 ore. Complessivamente, quindi, dal parcheggio alla cima del Sernio dalla via normale invernale ci vogliono circa 5 ore;
Per la discesa, che avviene lungo lo stesso itinerario percorso in salita, si considerino 4 ore circa;

Attrezzatura: Picche (preferibilmente 2), ramponi, imbrago, una corda, qualche fittone e qualche chiodo possono tornare utili, casco e normale dotazione alpinistica come moschettoni, cordini, discensori, un paio di rinvii;

Periodo Consigliato: Con neve assestata e trasformata. Con le variazioni meteo di questi ultimi anni non è più possibile consigliare un periodo migliore. L'importante è percorrere questo itinerario con pericolo valanghe basso e neve trasformata;

Difficoltà: 65°, AD;

Esposizione: Sud-Est;

Soste: Il tipo di progressione che viene proposta nella presente relazione è la progressione in solitaria. Eventualmente, a seconda delle necessità e della composizione del gruppo, si può valutare di progredire in conserva (scegliendo, all'esigenza, se farla corta o lunga). Può tornare utile, in alcuni punti della discesa, attrezzare un sosta per una calata in corda doppia. Le soste, pertanto, sono da attrezzare in quanto non esistenti;

Punti di Appoggio: Rifugio Grauzaria (1250 m.s.l.m.);

Vie di fuga: Nessuna. Ritirarsi prevede di ripercorrere, in discesa, quello che si è fatto in salita;


Il sommario tracciato della via relazionata


Relazione:

Dal parcheggio della macchina, seguire il sentiero 437 salendo al Rifugio  Grauzaria (1250 m.s.l.m.) che si raggiunge nel volgere di circa un'ora.


Il Rifugio Grauzaria
Dal Rifugio Grauzaria seguire il sentiero n. 437 verso il Foran da la Gjaline (1560 m.s.l.m.) che, dal rifugio, si raggiunge in circa 30 minuti. 


Verso il Foran da la Gjaline
Dal Foran da la Gjaline ci si affaccia sull'imponente
parete Nord del Sernio

Da qui scendere sul versante opposto (con vista sulla parete Nord-orientale del Sernio) ed imboccare subito la prima traccia a sinistra (sentiero n. 419) che, attraverso un bosco di larici e con percorso sostanzialmente privo di dislivello, conduce al cospetto delle Torri Nuviernulis ed Ivano. 


Imboccare la traccia di sentiero (indicata in blu)
che si destreggia tra un bosco di larici


La severa parete Nord del Sernio

Qui, risalire il canalone che si apre sulla sinistra, risalendo fino alla Forca Nuviernulis (1732 m.s.l.m.). Dalla Forca Nuviernulis scendere sul versante Sud contornando il versante meridionale della Torre Nuviernulis perdendo quota per circa un centinaio di metri di dislivello. Si risale verso la sella che separa la Torre Ivano dalla Torre Nuviernulis (1700 m.s.l.m. circa) e ci si trova all'inizio della parete orientale del Sernio. 


Si sale alla Forca Nuviernulis. La linea verde
tratteggiata indica una possibile variante d'accesso
Verso Forca Nuviernulis


La discesa, sul versante meridionale, dalla
Forca Nuviernulis


Indicato il (logico) tracciato che conduce
alla parete del Sernio

Da qui andare verso destra, compiendo un traverso destrorso fino a trovarsi alle spalle la Torre Ivano e, davanti, un evidente canalino con pendenze intorno ai 45° (un po' più ripido in uscita). 


Traverso destrorso
Il primo canalino da affrontare. Dietro di noi
avremo la Torre Ivano
Il primo canalino visto dall'alto 

Risalire il canalino uscendo a sinistra su una spalla dove la pendenza si abbatte. Proseguire in verticale su pendenze più blande fino ad incontrare una fascia rocciosa in cui spicca una targa metallica. Si tratta di una targa che commemora 5 aviatori alleati (4 inglesi ed uno neozelandese) il cui aereo si è schiantato  su queste rocce, nell'estate del 1944, mentre i militari erano in missione di supporto alle forze partigiane friulane. 


L'uscita (verso sx) dal primo canalino è
un po' più ripida
Usciti dal primo canale, le pendenze si attenuano


Ignorare il canale che si apre sulla sinistra ed
andare a destra verso una evidente targa metallica
appesa su una roccia

Individuata la targa, quindi, andare a destra su facile traverso e risalire verso una evidente fascia rocciosa diagonale destra (un ibrido tra una cengia ed cunicolo) che conduce ad un successivo canale, non particolarmente pendente, lungo una ventina di metri. 


Dalla targa andare in traverso destrorso
Affrontare una evidente fascia rocciosa diagonale destra
Un ibrido tra una cengia ed un cunicolo


Il breve canalino di circa 20 metri che prelude
ad un canalone decisamente più impegnativo

Si giunge, così, all'imbocco di un canalone ripido, 50°, che sale dal versante settentrionale. Risalire con decisione il canalone andando verso sinistra con percorso logico ed evidente. Usciti dal canale ci si ritrova su una bella spalla panoramica e soleggiata.  


Il canalone ripido che sale dalla parete settentrionale
La parte finale del canalone da percorrere


Nel canalone


All'uscita del canalone ci si trova su una spalla
soleggiata e panoramica

A questo punto ci si ritrova, davanti ad una fascia rocciosa frastagliata e ad un evidente canale sulla sinistra ed ad un altro, meno evidente, sulla destra, che per raggiungerlo necessità di affrontare un delicato traverso. Non andare verso l'invitante canale di sinistra (Vedi Variante), ma procedere sul delicato traverso di destra e poi risalire il successivo canale.


Andare a destra lungo la normale,
 il tratteggio verde indica una variante
Il delicato ed esposto traverso destrorso in
direzione del canale
Il canale oppone pendenze sui 55° e una lunghezza di circa 100 m.


Il canalone lungo circa 100 m. e con pendenze
che arrivano fino a 55°
Il canalone visto dall'alto nel momento della
discesa in corda doppia
Al suo termine ci si ritrova su una soleggiata cresta, le difficoltà si abbattono, la croce di vetta è ben visibile ed il percorso per raggiungerla diventa logico e decisamente più facile di quello sin qui fatto.


Fuori dal canale le difficoltà si abbattono
ed il percorso per la vetta diventa logico
Variante:
Dalla spalla panoramica e soleggiata proseguire in verticale imboccando l'evidente canale che si apre leggermente a sinistra (il tratteggio verde della foto), ignorando, quindi, il delicato ed esposto traverso di destra.

Andare a destra lungo la normale,
 il tratteggio verde indica una variante

All'uscita di questo primo canalino, che oppone difficoltà sui 45°, ci si ritrova su un'altra breve spalla nevosa che impone di inoltrarsi su un altro canale, ben più ripido (55°) e stretto della lunghezza di circa 30-40 m. 


Al termine del primo canalino della variante
 
Il secondo canalino della variante, ben
più impegnativo

All'uscita del canalino, le difficoltà si abbattono e si prosegue con una progressione su creste e pendii non particolarmente ripidi, con percorso logico, fino alla croce di vetta. Poco dopo essere usciti dalle difficoltà, s'interseca, sulla destra, il canale che rappresenta la via normale, che si sarebbe percorsa se non si avesse scelto di fare la "Variante" appena descritta. Il canale della normale è vivamente raccomandato da percorrere in discesa.



L'uscita dalle difficoltà



Vetta del Monte Sernio (2187 m.s.l.m.)


Discesa:
La discesa avviene esattamente per gli stessi canali e le stesse creste che sono state percorse in salita. Per scendere "disarrampicando" sarà necessario avere due piccozze. In ogni caso, nei punti più ripidi, sarà sempre possibile trovare uno spuntone roccioso (oppure portarsi un fittone da abbandono) per attrezzare una o più calate in corda doppia. Noi, per ragioni di sicurezza della cordata, ne abbiamo fatte diverse, di calate. 




Considerazioni finali: La salita invernale alla via normale al Monte Sernio è un'ascensione di tipo alpinistico tutt'altro che banale, che va affrontata con preparazione, consapevolezza e conoscenze tecniche. Richiede una buona capacità di lettura della salita, in quanto, una volta sprofondati tra le pieghe rocciose, i canali e le creste della parete del Sernio, la via da percorrere non è poi così evidente. Relazioni in merito alla salita invernale di questa cima ce n'è veramente poche (a differenza di quelle che attengono alla normale estiva che, invece, abbondano). Sarà necessario avere due piccozze, soprattutto per poter affrontare la discesa che, necessariamente, dovrà avvenire dallo stesso percorso di salita. Si consiglia di portare una corda, per qualsiasi evenienza e per assicurare qualche componente della cordata che, eventualmente, lo preferisse. In tal caso si renderà necessario scegliere il tipo di progressione da attuarsi: conserva corta o lunga. Ed essere in grado, anche, di variare il tipo di progressione, sulla base della conformazione orografica che si sta percorrendo: canale, traverso, cresta. A tutto ciò, si aggiunga la necessità di affrontare la salita con neve stabile e trasformata, in modo che sia neve portante.
Fatte queste doverose premesse, raggiungere la vetta del Sernio in inverno è una gran bella soddisfazione, il panorama è superbo stante la sua posizione esattamente a metà tra la catena delle Giulie e quella delle Carniche.  





Considerazioni personali:
La prima volta che sono stato in cima al Monte Sernio dalla via normale, è stato il 30.05.2004. Quel giorno, insieme al Matiz, eravamo stati istruiti da Gaetano e Tullio di Timau sulle tecniche di progressione su ghiacciaio. Quel giorno, era stata la prima volta che calzavo un paio di ramponi, che impugnavo una piccozza e che sperimentavo la progressione in conserva (con qualche tecnica di frenata delle cadute). 
E' passato un bel po' di tempo da quel lontano 30 maggio 2004 e ho vissuto un bel po' di avventure in montagna. A quel tempo, pur intuendola, non avevo ben chiara la distinzione tra salire una "normale" estiva e una invernale. A quel tempo, non immaginavo, neppure lontanamente, che sarei ritornato in vetta al Sernio, sempre dalla normale, però in inverno, senza uno straccio di relazione, 16 anni dopo. E questa salita, che per molti alpinisti di punta potrà apparire scontata e banale, per me è fonte di soddisfazione e di gratitudine verso tutti quelli che, in questi 16 anni, si sono legati in cordata con me e mi hanno trasmesso un pizzico del loro sapere e delle loro esperienze. 
E veniamo, quindi, ai due ragazzi che, oggi, si sono legati in cordata con me. Elena e Nicola sono due giovani, forti (e un po' inesperti) virgulti alpinisti. Hanno una passione enorme per la montagna, in ogni sua forma e dimensione. Dall'alpinismo invernale, allo scialpinismo, alle vie di roccia classiche alle vie sportive, ai trekking lunghi ed impegnativi. Insieme abbiamo già vissuto delle belle avventure e, ovviamente, i progetti per il futuro sono molteplici e ambiziosi. Senza voler fare inappropriati paragoni con i "Coniugi" Damiano e Laura (amici con i quali abbiamo solcato le vette di mezza Europa e non solo) credo che, per tutta una serie di ragioni  (non ultima la loro attuale aspirazione di istruttori CAI), possa sbilanciarmi ad appellare Nicola & Elena come "I Coniugi Carnici".  





Riferimenti bibliografici:

Testi: Rino Gaberscik, Guida escursionistica alle Alpi Carniche, vie normali e arrampicate facili, Liberodiscrivere editore, 2013, p. 497
Cartine: Alpi cariche orientali - Canal del Ferro, ed. Tabacco, n. 018;

1 commento:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.