Relazione attinente alla scalata alla via degli Istruttori in Antimedale effettuata l'8 dicembre 2015 da Toso e PMI
Ultimo aggiornamento 3 agosto 2019Precedenti ascensioni: 26 febbraio 2012 da Toso e Clara
Scalare non serve a conquistare le montagne;
le montagne restano immobili,
siamo noi che dopo un'avventura
non siamo più gli stessi.
[Royal Robbins]
A sinistra la parete dell'Antimedale, a destra la Medale |
Itinerario automobilistico: Da Via Quarto di Lecco (Rancio Superiore)(Vedi Ubicazione al termine di questo post) si può posteggiare la macchina nei relativi parcheggi vicino ai bidoni dell'immondizia, oppure imboccare via San Martino, una ripida salita asfaltata, all'imbocco della quale ci sono dei cartelli indicatori per Antimedale e Ferrata del Medale. Dopo circa 300 metri, la strada termina nei pressi di una sbarra gialla. Si parcheggia dove c'è posto;
Avvicinamento: Se si è lasciata la macchina nei pressi della sbarra gialla al termine di via San Martino, s'inizia a camminare sulla sterrata (seguendo sempre le indicazioni per Antimedale e Ferrata del Medale), dopo poche centinaia di metri si trova un cartello che indica la svolta a destra (siamo nei pressi del termine di un grosso paramassi posto a sinistra salendo). Imboccata la traccia di sentiero che s'intrufola nel bosco, si giunge in pochi minuti ad un primo parasassi, e una volta superatolo si mantiene la traccia di sentiero che sale a sinistra. Poco dopo s'incontra un secondo parasassi. Anche in questo caso lo si supera e si mantiene la traccia di sinistra. Immediatamente si incontra un altro cartello indicatore (sempre per Antimedale e Ferrata del Medale) che impone la svolta a destra. In pochi minuti si vedono, sulla sinistra, le tracce del sentiero che scende dal canale dell'Antimedale. Abbandonato il sentiero principale che si sta percorrendo, si risale per tracce in direzione della parete dell'Antimedale. La via Istruttori è la prima che s'incontra. Scritta blu sulla parete;
La parete dell'Antimedale vista dal sentiero di avvicinamento. La via Istruttori è la prima che s'incontra |
Lunghezze: 6 tiri;
Dislivello in arrampicata: 200 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 400 m.s.l.m. circa;
Quota di partenza (arrampicata): 650 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 800 m.s.l.m. circa;
Difficoltà: VI+ (V+ obbligatorio);
Soste: Attrezzate a fix con catena;
Esposizione: sud;
Vie di fuga: probabilmente in doppia dalla via, almeno fino alla fine del terzo tiro;
Tipo di roccia: calcare;
Materiale: Normale dotazione alpinistica con il necessario per integrare (friends, nuts e cordini);
Tempo di arrampicata: abbiamo iniziato alle 10.00 e siamo arrivati al termine della via alle 13.00;
Discesa: Da un sentiero attrezzato che riporta alla base;
La via Istruttori in Antimedale |
Relazione:
Prima Lunghezza (IV, 35 m.): Si sale in verticale puntando al fix che troneggia a metà di un'evidente placca posta a cinque metri dalla partenza. La placca, se superata frontalmente oppone passaggi di quarto. Il tiro prosegue sempre sulla verticale con percorso logico ed evidente con difficoltà mai esagerate. Alla fine della lunghezza si trovano due soste poste a cinque metri l'una dall'altra. Scegliere quella più opportuna sulla base dell'affollamento della via. Volendo si può concatenare questa lunghezza con la prossima;
La placca iniziale |
La PMI quasi al termine del primo tiro |
Seconda Lunghezza (V-, 25 m.): Dalla seconda sosta si affronta la placca verticale sulla sinistra. Vi è un resinato che protegge il passaggio (V-), poi la via prosegue in direzione del resinato successivo che, piuttosto lontano, occhieggia nel mezzo di un accennato diedro-canale sulla destra. Si riesce ad integrare su una clessidra. Si percorre il diedro-canale per tutta la sua lunghezza vincendo difficoltà di IV superiore. All'ultimo fix c'è un passaggio leggermente più ostico (V-) e subito dopo si arriva in sosta. Attenzione, la sosta è sulla destra (ve ne sono addirittura due) non farsi ingannare da un vecchio chiodo che potrebbe indurre a proseguire ignorando la sosta;
La partenza del secondo tiro |
La seconda parte del secondo tiro. Si noti che si passa nell'accennato diedro-canale |
La parte finale della seconda lunghezza. Si noti la sosta sulla destra |
Il secondo tiro visto dalla seconda sosta |
La prima parte della terza lunghezza |
La PMI nella seconda parte del tiro la linea rossa indica il percorso |
La PMI in sosta dopo aver affrontato il diedro fessurato dell'ultimo tratto della terza lunghezza |
Quarto Tiro (VI-, 20m.): Si vince il tetto (protetto molto bene da un evidente resinato) con un passo atletico (VI-). Nella fessura posta a destra del resinato c'è un'ottima maniglia. Una volta sopra il tetto ci si trova in piena placca affidandosi solo ad una buona (ma non buonissima) lama. Conviene mettere un friend. Si prosegue sfruttando la lama in direzione sinistrorsa fino al prossimo resinato. Da qui si risale in verticale alla placca soprastante. Movimento delicato anche se ben protetto (V+). Attenzione, non andare a sinistra, proseguendo sulla lama in direzione di evidenti spit, si finirebbe fuori via. Raggiunto il successivo fittone si vince ancora un muretto tecnico (V+) e poi si arriva in sosta.
Il tetto della quarta lunghezza |
Il Toso ai tempi della sua prima ripetizione nel 2012 |
La placca nella seconda parte del tiro |
Quinta Lunghezza (V+, 50 m.): Dalla sosta ci si sposta a sinistra con facile traverso di qualche metro in direzione dell'evidente diedro. S'inizia ad arrampicare sul diedro con primo passo piuttosto impegnativo (V+) anche se ben protetto. Si prosegue per tutta la lunghezza del diedro con arrampicata atletica, protetta bene, ma non da falesia, a chiodi e resinati. Al termine del diedro si mantiene la destra per poi spostarsi a sinistra di un paio di metri, verso la sosta, con un movimento in traverso che è più facile di quello che appare (ultima protezione piuttosto lontana). Tiro impegnativo sia fisicamente (V+ sostenuto e continuo) sia mentalmente. Servono 12-13 rinvii.
Il quinto tiro visto dall'alto. Nel pallino blu la PMI in sosta. |
Il quinto tiro visto dal basso. Nel pallino rosso il Toso in sosta alla fine della lunghezza |
La PMI in uscita dalla quinta lunghezza |
L'uscita del quinto tiro |
Sesta Lunghezza (VI, 35 m.): Dalla sosta si sale in verticale in direzione dell'evidente resinato, poi ancora in verticale proteggendosi al successivo chiodo. Da qui salire ancora un paio di metri e poi iniziare un bel traverso a sinistra, protetto molto bene da chiodi e resinati in direzione di un evidente diedro (V+). Giunti alla base del diedro lo si risale per tutta la sua lunghezza (VI, 5m.) protetto molto bene a chiodi e resinati che, eventualmente, offrono la possibilità di azzerare. Alla fine del diedro si giunge in sosta al termine della via.
Il Toso sulla sesta lunghezza |
Il Toso al termine della via. Si noti il diedro del sesto tiro, quello che è il passo chiave della via |
La sesta lunghezza vista dall'alto |
La PMI sul delicato traverso |
La PMI in azione sul diedro finale |
Discesa: Alla sinistra della sosta (viso a monte) si dirama una traccia di sentiero attrezzato che in 20 minuti riporta alla base della parete. Fare attenzione allo spostamento involontario di pietre e sassi.
Considerazioni finali: Via bella con i primi tre tiri facili e gli ultimi tre più complessi. Ha una difficoltà più elevata della via Chiappa ma anche un livello di arrampicata più omogeneo. Il diedro dell'ultima lunghezza è in comune con l'uscita della via l'altra Chiappa.
Consiglio di fare attenzione alle relazioni che gradano questa via come fosse plasir. La distanza tra i fix è tale che da un chiodo non è detto che si riesca a vedere il successivo. Utile portarsi l'occorrente per attrezzare (nuts, friends e cordini).
A mio parere, la lunghezza chiave della via non è l'ultima (i passaggi di VI sono ben protetti, azzerabili e corti) ma la quinta. Questo tiro, infatti, è molto lungo (50 m.) con difficoltà di V+ sostenuto e costante per quasi tutto il suo sviluppo.
Rovistando tra la cenere: Originariamente, questa via, il cui primo tentativo fu opera di Marco Polo, alpinista milanese che per primo aveva intuito la linea di salita fu chiamata "via di Marco". Nel 1978, quando la via fu, dopo svariati tentativi, portata a completamento da Raffaele Dinoia e Angelo Rocca, fu chiamata "via degli Istruttori" proprio perché tutti (Marco Polo compreso) erano istruttori della Scuola Parravicini del Cai di Milano.
Riferimenti Bibliografici:
Testi: Buzzoni P., Pesci E., Lario Rock Pareti, Versante Sud Ed. Milano (2011), p. 46;
E. Pesci, Le grigne, CAI-TCI, Milano (1998), pp. 209, 210
Ricordi!!!
RispondiEliminaCiao, non ho mai salito questa via, ma la Chiappa, giusto lì di fianco.
RispondiEliminaMi fa piacere che venga citato Marco Polo, di cui mi onoro e fregio di esserne amico dopo essere stato suo allievo alla Parravicini.
Sei l'unica persona nel web che gli rende giustizia riguardo la paternità di questa via, oltretutto chiamata anche e giustamente:"Via del Marco".
Un caro saluto da mario gorla