Alpi Graie, Valle d'Aosta, Gruppo del Monte Bianco
Relazione relativa all'ascensione
alpinistica sulla parete Nord della Tour Ronde effettuata nelle date del 15 e 16 giugno 2013 da Toso, Damiano + GM, Laura e Clara
Scarica relazione in PDF (prima parte)
L’alpinismo
dovrebbe essere la capacità di muoversi in ogni tipo d’ambiente
dove per
condurre una vera e propria esplorazione
si renda necessario assumere tutte le
informazioni disponibili
per realizzare ciò che nessuno aveva mai fatto prima.
Nella stessa maniera in cui sono avvenute le prime ascensioni dei pionieri
sulle cime delle Alpi, poi la scoperta di altri percorsi
e infine l’apertura di
nuove vie di alta difficoltà.
[Tarciso Bellò su La Rivista del Cai lug/ago 2008]
I nostri tiri sulla Nord della Tour Ronde |
Dati Tecnici Ascensione: L'ascensione
alpinistica alla parete Nord della Tour Ronde è stata effettuata in due giorni.
Il primo giorno siamo saliti al Rifugio Torino (con la funivia) e lo abbiamo utilizzato per acclimatarci e per andare ad osservare le condizioni della parete poco dopo il Colle Flambeaux (3.407 m.s.l.m.) Il secondo giorno, invece, lo abbiamo utilizzato per l'ascensione vera e propria alla parete (e alla cima);
Itinerario automobilistico: Da Courmayeur (Vedi ubicazione alla fine di questo post) seguire le indicazioni per La Palud e funivia del Monte Bianco. Posteggiare nel parcheggio della funivia;Avvicinamento: Dal Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.) si entra nel ghiacciaio e in pochi minuti si sale al Col Flambeaux (3.407 m.s.l.m.). Ora si segue, in discesa, l'evidente traccia in direzione dei satelliti del Monte Bianco. Per andare alla parete Nord della Tour Ronde (nel rarissimo caso che non ci sia traccia) si naviga a vista verso la montagna, ovviamente evitando i crepacci e cercando di perdere la minor quota possibile. Dal Rifugio noi siamo partiti alle 04.45, alle 06.00 eravamo sotto la parete;
Dislivello Complessivo: Si consideri circa 500 m. di dislivello in salita tra la salita al Col Flambeaux, la discesa alla base della parete, la salita sulla parete Nord vera e propria e l'ultimo tratto di salita alla vetta;
Dislivello Parete: 400 m. circa;
Lunghezze: Noi abbiamo fatto tiri di corda da 60 m., ma, a seconda delle condizioni, si potrebbe anche valutare di progredire in conserva;
Quota di partenza (avvicinamento): 3.375 m.s.l.m. al Rifugio Torino;
Quota di partenza (parete Nord): 3.420 m.s.l.m. circa alla crepaccia terminale;
Quota di arrivo: 3.798 m.s.l.m. vetta della Tour Ronde (Attenzione, sulle cartine dell'IGM è riportata la quota 3.798 m., mentre sulla cartografia IGN Francese è riportata la quota 3.792 m.);
Tempistica: I nostri tempi sono stati i seguenti:
Ore 04.45 partenza dal Rifugio Torino;
Ore 06.00 arrivo alla Crepaccia Terminale della Parte Nord della Tour Ronde;
Ore 06.30 inizio della scalata della Nord;
Ore 11.15 fine della parete Nord;
Ore 13.00 in vetta alla Tour Ronde (abbiamo perso un sacco di tempo perché avevamo davanti due cordate che si sono incartate nel fare la doppia appena usciti dalla Nord, tantè che GM e la sua cordata sono arrivati in vetta circa un'ora prima di noi);
Ore 14.30 sul ghiacciaio al termine della discesa dal ripido canale Est;
Ore 15.15 arrivo al Rifugio Torino;
Ore 04.45 partenza dal Rifugio Torino;
Ore 06.00 arrivo alla Crepaccia Terminale della Parte Nord della Tour Ronde;
Ore 06.30 inizio della scalata della Nord;
Ore 11.15 fine della parete Nord;
Ore 13.00 in vetta alla Tour Ronde (abbiamo perso un sacco di tempo perché avevamo davanti due cordate che si sono incartate nel fare la doppia appena usciti dalla Nord, tantè che GM e la sua cordata sono arrivati in vetta circa un'ora prima di noi);
Ore 14.30 sul ghiacciaio al termine della discesa dal ripido canale Est;
Ore 15.15 arrivo al Rifugio Torino;
Attrezzatura: Normale dotazione alpinistica da parete Nord, quindi due picche, chiodi da ghiaccio, fittoni, mezze corde, ecc... Portare qualche friend che potrebbe tornare utile nel canalino;
Periodo Consigliato: Ovviamente, essendo una via di ghiaccio, le condizioni vanno verificate di volta in volta sui vari siti e contattando i vari Rifugi in quota. Generalmente il periodo in cui l'abbiamo fatta noi è un buon periodo;
Difficoltà: 55°, D-;
Esposizione: Nord-Nord/Est;
Soste: Tutte da attrezzare su viti da ghiaccio, fittoni o picche. Solo nel canalino ci sono dei chiodi all'inizio sulla destra e degli spit alla fine;
Punti di Appoggio: Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.);
Vie di fuga: Nessuna. Al termine della parete Nord si può evitare di raggiungere la vetta e, raggiungendo la cresta Sud/Est, scendere dalla normale;
La traccia rossa indica l'avvicinamento alla parete, la gialla indica la Nord, la blu la discesa |
Relazione:
L'avvicinamento alla parete, percorrendo il meraviglioso ghiaccio del Gigante, è un'esperienza straordinaria. Nonostante la levataccia, il freddo, le numerose volte che sono stato qui, è sempre uno spettacolo encomiabile ed unico.
Dal Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.) in pochi minuti, seguendo un'evidentissima traccia, si raggiunge il Colle Flambeaux (3.407 m.s.l.m.). Da qui si procede in discesa seguendo la traccia che s'inoltra nel ghiacciaio del Gigante (Glacier du Géant) in direzione dei cosiddetti satelliti del Monte Bianco.
Dopo poche decine di metri, sulla sinistra (Sud), si inizierà a vedere la parete Nord della Tour Ronde, la nostra meta. Solitamente ci sono una o più tracce che portano qui, basterà seguirle. Diversamente sarà necessario puntare alla parete avendo cura di non perdere troppa quota e di evitare i numerosi crepacci che s'incontrano lungo il percorso.
Individuato il percorso migliore, ci si dirige verso l'evidente crepaccia terminale cercando di scoprire il suo punto debole, ovvero il punto più facile per superarla. Si consideri che molte relazioni chiosano che la parte più difficile della salita di questa parete Nord potrebbe essere proprio il superamento della terminale.
Noi la crepaccia terminale l'abbiamo trovata abbastanza spalancata e il suo punto debole l'abbiamo individuato sulla sinistra (guardando la parete). Ecco perché siamo poi stati costretti a fare quel lungo traverso a destra che si può notare sull'immagine dove ho tracciato la via da noi percorsa.
Arrivati, quindi, alla base della parete Nord, si sale la prima parte dello scivolo, in direzione della crepaccia terminale, vincendo una pendenza di 30-35°. Arrivati nei pressi della terminale, una volta individuato un ponte o il punto dove vincerla, ci si prepara per la successiva progressione su parete Nord (quindi predisponendo l'opportuna legatura di cordata, utilizzando le due picche, ecc...)
Individuato il passaggio parte GM con la sua cordata, poi io e Damiano. La progressione la facciamo per tiri di corda. Quindi progrediamo per tutta la lunghezza della corda (una mezza da 60 m.) mettendo una o due protezioni intermedie e, arrivati al termine, facciamo sicura su picca e recuperiamo il secondo. Io e Damy ci dividiamo la parete in due, io faccio le prime 4 lunghezze, fino al canalino, da qui in poi progrediamo in alternata.
Primo Tiro: La prima lunghezza si sviluppa su neve dura con pendenze che non eccedono i 45°-50°.
I primi raggi di sole illuminano la parete fin dalle prime ore della giornata indicando che ci troviamo più ad Est che a Nord...
Secondo Tiro: Anche il secondo tiro oppone difficoltà molto simili al primo, pendenze non eccessive, percorso logico, neve ottima per una progressione in buona sicurezza.
Terzo Tiro: Dopo la seconda sosta inizia il lungo traverso a destra (faccia a monte). Anche qui troviamo neve ottima, della stessa consistenza dei primi due tiri, con dei bei gradini per i piedi e un'ottima penetrazione della picca che offre una grandissima sicurezza nella progressione.
Quarto Tiro: Il quarto tiro si sviluppa per la prima parte ancora in traverso, poi verso l'evidente bastionata rocciosa che racchiude il canalino, quello che è considerato il passo chiave della via. Il percorso, anche in questo caso, è molto logico ed intuitivo e non oppone alcuna difficoltà superiore a quelle appena vinte. All'imbocco del canalino, sulle rocce a destra, c'è la possibilità di fare sosta su spit o chiodi.
L'avvicinamento alla parete, percorrendo il meraviglioso ghiaccio del Gigante, è un'esperienza straordinaria. Nonostante la levataccia, il freddo, le numerose volte che sono stato qui, è sempre uno spettacolo encomiabile ed unico.
Le prime luci dell'alba sul ghiacciaio del Gigante |
Dal Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.) in pochi minuti, seguendo un'evidentissima traccia, si raggiunge il Colle Flambeaux (3.407 m.s.l.m.). Da qui si procede in discesa seguendo la traccia che s'inoltra nel ghiacciaio del Gigante (Glacier du Géant) in direzione dei cosiddetti satelliti del Monte Bianco.
I satelliti del Monte Bianco |
L'alba sul Dente del Gigante |
In giallo indicato l'avvicinamento |
In discesa dal Colle Flambeaux |
Individuato il percorso migliore, ci si dirige verso l'evidente crepaccia terminale cercando di scoprire il suo punto debole, ovvero il punto più facile per superarla. Si consideri che molte relazioni chiosano che la parte più difficile della salita di questa parete Nord potrebbe essere proprio il superamento della terminale.
Si noti il percorso, in discesa, fatto dal Col Flambeaux verso la Nord della Tour Ronde |
Le prime luci dell'alba tingono il Bianco |
Arrivati, quindi, alla base della parete Nord, si sale la prima parte dello scivolo, in direzione della crepaccia terminale, vincendo una pendenza di 30-35°. Arrivati nei pressi della terminale, una volta individuato un ponte o il punto dove vincerla, ci si prepara per la successiva progressione su parete Nord (quindi predisponendo l'opportuna legatura di cordata, utilizzando le due picche, ecc...)
Si noti l'ultimo tratto di ghiacciaio da farsi in conserva prima dell'evidente crepaccia terminale |
Il punto dove noi abbiamo superato la crepaccia terminale |
Damiano mi raggiunge nei pressi della terminale. |
Damy nei pressi della terminale |
Gm ingaggia la prima lunghezza |
Il Toso alla prima sosta recupera Damiano |
Primo Tiro: La prima lunghezza si sviluppa su neve dura con pendenze che non eccedono i 45°-50°.
I primi raggi di sole illuminano la parete fin dalle prime ore della giornata indicando che ci troviamo più ad Est che a Nord...
Secondo Tiro: Anche il secondo tiro oppone difficoltà molto simili al primo, pendenze non eccessive, percorso logico, neve ottima per una progressione in buona sicurezza.
Il Toso e Damy sul secondo tiro |
Terzo Tiro: Dopo la seconda sosta inizia il lungo traverso a destra (faccia a monte). Anche qui troviamo neve ottima, della stessa consistenza dei primi due tiri, con dei bei gradini per i piedi e un'ottima penetrazione della picca che offre una grandissima sicurezza nella progressione.
Toso e Damy all'inizio del traverso |
Damy ingaggia il traverso |
Gm (nel pallino arancio)ingaggia il canalino, il pallino blu indica la sosta a spit e chiodi |
L'imbocco del canalino. Si noti sulla destra, dove ci sono le persone, la presenza di soste a spit e chiodi |
Anche il Damy mi raggiunge in sosta |
Il Toso in sosta all'inizio del canalino |
GM in azione sul canalino |
Il Toso in uscita dal canalino |
La parte iniziale del Canalino |
Nel bel mezzo del canalino |
Damy in sosta al termine del canalino |
Sesto Tiro: Dalla sosta si supera le rocce affioranti e ci si dirige verso l'ampio ed evidente canale nevoso. Le pendenze s'aggirano intorno ai 50°-55°. Le condizioni che abbiamo trovato erano ottime, neve portante con alcuni brevi tratti di ghiaccio che permettevano di avvitare qualche vite. Questo tiro lo faccio io fino al termine della corda. Poi attrezzo una sosta su picca e recupero il Damy.
Le roccette affioranti all'inizio della sesta lunghezza |
Dopo 60 m. recupero il Damy |
L'inizio del settimo tiro |
L'ottava lunghezza vista dall'alto |
Damy sulla nona lunghezza |
La parte finale dello scivolo Nord |
Damy appena uscito dalla parete Nord. Si noti che le pendenze si sono abbattute e che alla sua destra (sinistra della foto) sale il famoso couloir Gervasutti. |
Laura (la Iena) in sosta alla fine della decima lunghezza.Si noti che le pendenze si sono abbattute e che siamo nei pressi della bastionata rocciosa. |
Damiano verso la bastionata |
Segnato in arancio il percorso da seguire |
Sosta su terrazzino alla fine della dodicesima lunghezza |
Calata in corda doppia: Dal terrazzino si fa una calata in corda doppia di circa una decina di metri.
La calata in corda doppia |
Salita alla vetta: Al termine della calata in corda doppia si segue il facile pendio innevato in direzione del filo di cresta. Poi si prosegue facilmente, in salita a destra, fino alla madonnina di vetta.
Cordate sulla facile cresta che conduce in vetta |
Toso e Damy in vetta alla Tour Ronde |
Sulle rocce basali di un enorme gendarme si trova una sosta dove attrezzare una calata in corda doppia.
La discesa dalla normale |
Il pallino blu indica la sosta di calata, posta dopo un enorme gendarme che conduce nel primo canalino a sinistra scendendo |
Damy in calata in corda doppia sul canalino di discesa |
Considerazioni finali: La Nord della Tour Ronde è una "classica". Questa parete sa coniugare diversi fattori alpinistici, regalando una bella salita in ambiente spettacolare. C'è una prima parte su neve e ghiaccio con un acuto sul canalino, poi qualche passaggio su facili rocce e una calata in corda doppia che richiedono un minimo di intuito e disinvoltura nel padroneggiare le tecniche alpinistiche. Poi la facile salita in vetta, al cospetto di Sua Maestà il Monte Bianco. La discesa, infine, facile ma non banale nel primo tratto, poi un po' più impegnativa con la calata in corda doppia con sosta da cercare e, più delicata nella fase di "disarrampicata". A questo punto, dopo ore di impegno, fatica e soddisfazioni, ci si ritrova nel bel mezzo di un enorme ghiacciaio crepacciato (per quanto facile) e si deve attingere alle ultime energie per risalire al Colle e al Rifugio.
Mi sembra, quindi, che gli elementi per fare di questa parete una "classica" e bella avventura ci siano assolutamente tutti.
Mi sembra, quindi, che gli elementi per fare di questa parete una "classica" e bella avventura ci siano assolutamente tutti.
Considerazioni personali: Quando, nel 2008, salii all'acme della Tour Ronde dalla via normale assieme al mio amico Ste, mandai un messaggio ai miei amici per informarli della mia "impresa". (Eh già, a quei tempi coltivavo ancora i rapporti sociali...) L'Arrigo, il figlio del Gae, mi rispose: "Ma hai fatto la Nord?". (Quasi) neppure sapevo, a quei tempi, cosa fosse una parete Nord. Di certo non immaginavo che un giorno l'avrei fatta... E che mi sarei pure divertito... Ho trovato questa salita bella, così bella che mi sembra quasi banale scriverlo. Mi sono divertito dal momento in cui sono uscito dal Torino a quando vi ho fatto rientro. Non ho avuto un istante di tensione o di ansia. Mi sentivo completamente a mio agio in ogni punto della parete. Per tutte queste ragioni considero questa la mia prima parete Nord.
Per completezza di informazioni occorre rilevare che la mia salita alla normale della Tour Ronde mi valse, nel 2010, il terzo premio del concorso di giornalismo sportivo "Sergio Pannocchia", per un articolo che avevo pubblicato proprio su quella ascensione. Chi fosse interessato può leggerlo qui.
Rovistando tra la cenere: La Tour Ronde fa parte di quelle montagne, nel gruppo del Monte Bianco ma non solo, la cui prima ascensione è stata di esclusivo appannaggio degli inglesi. Siamo alla fine dell'800, l'alpinismo è nato da circa un centinaio d'anni, e i gentleman inglesi stanno viaggiando su tutto il territorio alpino conquistando, una via l'altra, tutte le più importanti cime. Così avviene anche, nel 1867, per la Tour Ronde, ad opera di J.H. Backhouse, T.S. Carson, D.W. Freshfield e C.C. Tucker. Come da prassi, gli scalatori albionici erano accompagnati nelle loro imprese da guide locali che solitamente erano valligiani, cacciatori, montanari, cercatori di pietre. Nel caso della Tour Ronde, le guide erano Daniel Balleys e Michel Payot. Nomi che ci dicono poco o nulla, perché, ad imperitura memoria, rimanevano esclusivamente i nomi, o meglio i cognomi, degli avventurieri anglosassoni che spesso e volentieri li accostavano ai vari elementi orografici come colli, canali, speroni e, perché no, anche vette. Un esempio è il Colle Freshfield proprio qui, sulla Tour Ronde.
Per quanto attiene la prima ascensione della bella parete Nord è opera di Francesco Gonnella e Alexis Berthod il 23 agosto del 1886. Sono passati 25 anni dalla nascita del Regno d'Italia che, tra le molteplici novità, ha portato un rinnovato spirito patriottico anche nella conquista e nella scoperta delle nostre alpi. Non è un caso, pertanto, che sia un alpinista italiano il primo a scalare la Nord della Tour Ronde. Le numerose sfaccettature che legano alpinismo e nazionalismo, però, le approfondiremo in altra occasione.
A proposito della Tour Ronde, credo che sia interessante rilevare come l'oronimo derivi dalla forma di torre tondeggiante che, proprio da Nord, questa montagna assume.
Riferimenti bibliografici:
Per completezza di informazioni occorre rilevare che la mia salita alla normale della Tour Ronde mi valse, nel 2010, il terzo premio del concorso di giornalismo sportivo "Sergio Pannocchia", per un articolo che avevo pubblicato proprio su quella ascensione. Chi fosse interessato può leggerlo qui.
Rovistando tra la cenere: La Tour Ronde fa parte di quelle montagne, nel gruppo del Monte Bianco ma non solo, la cui prima ascensione è stata di esclusivo appannaggio degli inglesi. Siamo alla fine dell'800, l'alpinismo è nato da circa un centinaio d'anni, e i gentleman inglesi stanno viaggiando su tutto il territorio alpino conquistando, una via l'altra, tutte le più importanti cime. Così avviene anche, nel 1867, per la Tour Ronde, ad opera di J.H. Backhouse, T.S. Carson, D.W. Freshfield e C.C. Tucker. Come da prassi, gli scalatori albionici erano accompagnati nelle loro imprese da guide locali che solitamente erano valligiani, cacciatori, montanari, cercatori di pietre. Nel caso della Tour Ronde, le guide erano Daniel Balleys e Michel Payot. Nomi che ci dicono poco o nulla, perché, ad imperitura memoria, rimanevano esclusivamente i nomi, o meglio i cognomi, degli avventurieri anglosassoni che spesso e volentieri li accostavano ai vari elementi orografici come colli, canali, speroni e, perché no, anche vette. Un esempio è il Colle Freshfield proprio qui, sulla Tour Ronde.
Per quanto attiene la prima ascensione della bella parete Nord è opera di Francesco Gonnella e Alexis Berthod il 23 agosto del 1886. Sono passati 25 anni dalla nascita del Regno d'Italia che, tra le molteplici novità, ha portato un rinnovato spirito patriottico anche nella conquista e nella scoperta delle nostre alpi. Non è un caso, pertanto, che sia un alpinista italiano il primo a scalare la Nord della Tour Ronde. Le numerose sfaccettature che legano alpinismo e nazionalismo, però, le approfondiremo in altra occasione.
A proposito della Tour Ronde, credo che sia interessante rilevare come l'oronimo derivi dalla forma di torre tondeggiante che, proprio da Nord, questa montagna assume.
Riferimenti bibliografici:
Testi: Gino Buscaini, Monte Bianco Volume I, CAI-TCI, Milano 1994, pp. 466 e ss.
Cartografia: Monte Bianco, carta 1:30.000, Allegato al n. 1 di Montagne, novembre 2002
Cartografia: Monte Bianco, carta 1:30.000, Allegato al n. 1 di Montagne, novembre 2002
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