venerdì 24 maggio 2024

Torre Val d'Inferno (2318 m.s.l.m.) - Via Castiglioni-Detassis

 Relazione attinente all'arrampicata sulla via di roccia "Castiglioni" alla Torre Val d'Inferno effettuata in data 13 agosto 2023 da Toso e LaChi@rini

 

Qui fra questi monti di leggenda pallidi all'alba

e che l'ultimo sole accende di rosse luci,

ha trovata la pace dello spirito nell'appagamento  

del proprio sogno.

[da "Arrampicate Celebri nelle Dolomiti", 

testo di Remo Pedrotti, ed. Assesorato al Turismo della

Regione Trentino-Alto Adige, Bolzano 1954]



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Itinerario automobilistico: Dalla Val Pesarina si raggiunge Sella Ciampigotto (1790 m.s.l.m.) e si parcheggia l'auto nei pressi dell'attacco del sentiero n. 332;

Avvicinamento: Si percorre il sentiero 332 fino alla Forcella Camporosso, qui si seguono le indicazioni per la Val Inferno, girando a destra sul sentiero 332 e lasciando, a sinistra, il sentiero 328 che conduce sul Monte Brentoni. Si percorre il selvaggio sentiero che prosegue a mezza costa che, nel volgere di 20-30 minuti conduce ai piedi delle ghiaie che scendono dall'evidente Torre Val d'Inferno. Un ometto segna il punto in cui si abbandona il sentiero 332 e s'inizia a risalire il ripido ghiaione, che si destreggia tra due fasce di mughi e che, in 20 minuti, con percorso libero, conduce all'attacco della via (Vedi Foto); 

Dislivello di avvicinamento: 250 m. circa;

Tempistica di avvicinamento: 1 ora e mezza; 

Lunghezze: 8;

Dislivello in arrampicata: 250 m. circa;

Quota di partenza (avvicinamento): 1790 m.s.l.m. (Sella Ciampigotto);

Quota di partenza (arrampicata): 2100 m.s.l.m. circa;

Quota di arrivo: 2318 m.s.l.m. circa;

Difficoltà: IV;

Soste: Di stampo classico, su clessidre e chiodi, anche singoli, quindi, da integrare;

Esposizione: Sud;

Vie di fuga: Laboriose le doppie dalla via;

Tipo di roccia: Calcare;

Materiale: Normale dotazione alpinistica per le vie di stampo classico, con tutto il necessario per integrare le protezioni esistenti;

Tempo di arrampicata: 3 ore;

Punti di appoggio: Rifugio Tenente Fabbro 

Discesa: Discesa da non sottovalutare che avviene per ripidi prati e passaggi in discesa su roccia fino al II grado;

Attacco: Alla base dell'evidente spigolo sud nei pressi di una bella rampa (Vedi Foto);


Il punto blu indica dove si lascia il sentiero 332
il punto rosso indica l'attacco della via

Il punto rosso indica l'attacco della via Castiglioni



Relazione:

Primo Tiro (III+, 30 m.): Si sale lungo l'evidente rampa d'attacco che oppone passi fino al III grado superiore. Si sosta nei pressi di una clessidra con cordone. Lungo il tiro c'è un chiodo e una clessidra con cordone, ampie possibilità di utilizzare protezioni veloci;


La facile rampa del primo tiro

Nei pressi del passaggio più impegnativo (III+)
della prima lunghezza

Secondo Tiro (III, 30 m.): Si prosegue affrontando le rocce sopra la sosta, poi si prosegue su terreno più facile, spostandosi decisamente verso sinistra e vincendo uno spuntone e proseguendo ancora a sinistra stando sotto una fascia strapiombante e sostando all'estremo sinistro del terrazzino, su due chiodi che si vedono solo all'ultimo. Lungo il tiro non ci sono chiodi, ma le possibilità d'integrare sono numerose, attenzione agli attriti;


La prima parte del secondo tiro

Si rimonta uno spuntone a sinistra

Si prosegue in traverso a sx sotto una fascia strapiombante


Terzo Tiro (IV, 35 m.): Si vince, con un passo deciso (IV), lo strapiombo posto sopra la sosta, poi le difficoltà si abbattono e si prosegue per facili rocce lungo un percorso di cresta piuttosto evidente, fino a raggiungere la sosta su due chiodi. Lungo il tiro non ci sono chiodi, ma diverse possibilità di utilizzare protezioni veloci;


Si vince lo strapiombo sopra la sosta

La via prosegue per facili rocce con percorso intuitivo

LaChi@rini nei pressi della sosta


Quarto Tiro (IV-, 50 m.): Si affronta la parete ben appigliata (IV-) che s'erge sopra la sosta, affrontandola per i punti deboli e facendo attenzione alle rocce instabili. Si prosegue arrampicando su difficoltà più contenute che conducono ad un accennato canale-diedro, slavato dall'acqua, che oppone difficoltà sul IV-. Poi, per balze, si giunge ad un primo terrazzino e, successivamente ad un secondo, dove, sulla destra, si rinviene la sosta, un po' nascosta e che si vede solo all'ultimo momento, su due chiodi. 

Non ci sono chiodi di progressione su tutto il tiro, ma ampie possibilità di proteggersi;



La prima parte della quarta lunghezza

Si arrampica verso un accennato canale slavato


La quarta lunghezza vista dall'alto

LaChi@rini sul primo terrazzo

Quinto Tiro (IV, 20 m.): Si prosegue sul canale alla sinistra della sosta, si vince lo stretto camino che oppone un passo atletico (IV), ma protetto da un chiodo (e comunque integrabile) e poi si giunge in una conca detritica, dove si sosta. Attenzione, sosta consigliata sul chiodo di sinistra, integrabile con un friend in fessura, per evitare che, sostando a destra, sotto il camino della via, possano cadere sassi e colpire l'assicuratore;


La quinta lunghezza

Il passo chiave del quinto tiro

La sosta a sinistra, fuori
dalla traiettoria del tiro successivo

Sesto Tiro (IV, 40 m.): Se si è sostato sulla sinistra (come consigliato), tornare sui propri passi per qualche metro ed affrontare il camino che richiede passi di IV su roccia molto instabile. Prestare tantissima attenzione. Tiro pressoché sprotetto (all'inizio del camino si trova un chiodo che rappresenterebbe l'eventuale sosta originale ma il cui utilizzo per la progressione è pressoché nullo) ma che offre la possibilità di utilizzare le protezioni veloci. Prestare tantissima attenzione, anche, sull'affidabilità che offrono gli elementi che si usano per posizionare le protezioni (spuntoni, fessure, massi, ecc.) Superato il camino, si prosegue su detriti fino a fare sosta su spuntone (scelto opportunamente). Lunghezza molto delicata;


Il camino-canale (molto friabile) del sesto tiro

La sesta lunghezza vista dall'alto


Settimo Tiro (II, 50 m.): Proseguire verso l'alto, su percorso non obbligato, scegliendo la via più logica. Sostare su spuntone alla base di una facile rampa destrorsa; 


Si prosegue senza percorso obbligato

Si sosta alla base di una bella rampa destrorsa


La settima lunghezza vista dall'alto


Ottavo Tiro (II, 30 m.): Si scala sulla bella e facile rampa fino a raggiungere il filo di cresta dove si sosta su spuntone e clessidra;


Arrivo in cresta

Nono Tiro (I, 20 m.): Lungo la cresta, con percorso evidente e facile, fino a raggiungere la cima della Torre Val d'Inferno. Ometto. Sosta su spuntone.


L'ultimo tiro visto dalla vetta

 

Discesa: Dall'ometto di vetta si scende lungo il canale/rampa sul versante S/E (valutare se fare la discesa in conserva protetta) fino a raggiungere un evidente ometto proprio al termine del canale/rampa. Dall'ometto procedere lungo una traccia di sentiero, in direzione Nord (sinistra faccia a monte), per una ventina di metri fino a trovarsi proprio sotto una bella placca rocciosa che riporterebbe in cime alla Torre. (Volendo, dalla cima, si potrebbe scendere direttamente a questo punto, affrontando, in discesa, la placca dal versante N/O).


Il canale/rampa che dalla cima porta all'ometto 
in direzione S/E


Dall'ometto si prosegue verso sx (faccia a monte) 
fino a ritrovarsi sotto la placca che conduce in vetta

Si prosegue, in direzione Ovest (verso la cima Brentoni) camminando su ghiaie che conducono ad una forcella che si affaccia, a Sud, su un ripido canalone. Ignorare il canalone e proseguire lungo la cresta rocciosa, sempre con direzione Ovest, verso la cima Brentoni, raggiungendo una zona erbosa e ripida (ometto in cresta).

Il punto blu indica la zona erbosa da raggiungere

Il punto dove inizia la discesa su ripida erba (verso sx).
Si noti l'ometto che identifica il posto esatto

Raggiunta la zona erbosa, iniziare a scendere lungo il ripido versante erboso in direzione sud. Fare attenzione, molto insidioso, valutare se scendere in conserva protetta. Non calarsi lungo il canalone di sinistra, ma scendere per balze e roccette sulla destra puntando ad un mugo solitario. 

Scendere per insidiosa e ripida erba fino ad un mugo

Per raggiungere il mugo si deve percorrere circa una cinquantina di metri di dislivello, qui rinvenire una sosta nelle rocce sottostanti. Calarsi in direzione di un evidente pergamo ove troneggia un lussureggiante gruppo di mughi. Presenza di un ometto. Al di sotto di questi mughi si rinviene un masso con un cordone. 

Puntare ad un evidente pulpito ove troneggiano mughi e ometto

Eventualmente utilizzare la sosta su masso per calarsi ulteriormente, spostandosi in netta direzione occidentale (destra faccia a valle). Si deve puntare ad una evidente cresta di discesa che si trova a circa 50-60 metri lineari (un tiro di corda) in direzione Ovest (destra faccia a valle), dopo aver superato alcuni mughi. Anche questo tratto richiede attenzione.

La corda indica la direzione da seguire.
Si noti la cresta da raggiungere oltre i mughi


Raggiunta la cresta, si scende per gande e roccette, con percorso evidente, in direzione della Torre Val d'Inferno, sbucando, finalmente, sul canalone di discesa che avevamo evitato all'inizio della discesa e che adesso, privo di difficoltà, andremo a percorrere fino a giungere nei pressi dell'attacco della via percorsa in precedenza.

Nei pressi del canalone che conduce all'attacco della via


Considerazioni finali:

Una via classica in un angolo particolarmente suggestivo e selvaggio delle dolomiti. La salita non oppone particolari difficoltà, né tecniche, né di orientamento. Fare attenzione alla roccia marcia nel sesto tiro. Altro momento in cui bisogna prestare massima attenzione è in fase di discesa. Trattasi di una discesa laboriosa, insidiosa, non sempre proteggibile e da ricercare con attenzione e senso dell'orientamento. Via consigliata a chi ama riscoprire angoli remoti di alpinismo classico. E' richiesta comunque esperienza, resistenza e velocità, non adatta ad una cordata neofita.

 

La Torre Val d'Inferno
 

Riferimenti Bibliografici:

Testi

E. Zorzi, C. Piovan, S. D'Eredità, IV Grado e più Friuli Occidentale, Idea Montagna ed., Teolo (PD) 2011), p. 141 e ss.

Cartine

Sappada - S. Stefano - Forni Avoltri, 1.25.000, ed. Tabacco n. 1

 

 


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