martedì 27 marzo 2018

Cima del Cacciatore - Ski Alp (2071 m.s.l.m.)

Alpi Giulie, Tarvisiano, Friuli Venezia Giulia
Relazione alla salita scialpinistica alla Cima del Cacciatore (2071 m.s.l.m.), ascensione effettuata il 9 marzo 2018 da Toso

http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2018/06/Relazione-Cacciatore-Skialp.pdf



Whatever it takes
'Cause I love the adrenaline in my veins
I do whatever it takes
'Cause I love how it feels when I break the chains
[Imagine Dragons, Whatevere it takes, 
Universal Music, 2017] 



Località di Partenza: Parcheggio della Funivia del Monte Lussari (858 m.s.l.m.), precisamente via Lussari di Camporosso in Valcanale (Vedasi ubicazione al termine di questo post);



Località di Arrivo: Sommità della Cime del Cacciatore (2071 m.s.l.m.);



Dislivello: 1290 m. circa, ai quali sono da aggiungere altri 150 m. per arrivare in cima al Monte Lussari come da relazione proposta in questo post;



Tempistica: 3 ore fino alla vetta del cacciatore, poi un'altra ora per la discesa e la salita fino alla vetta del Lussari; 

Difficoltà: BSA+;

Esposizione: Nord;

Punti di Appoggio: Locande e Rifugi a Borgo Lussari (1780 m.s.l.m.);

Materiale: Normale dotazione scialpinistica, piccozza e ramponi necessari;

Traccia GPS: Scarica la traccia GPS fino alla Cima del Cacciatore;

Discesa: Dalla sommità della Cima del Cacciatore si scende, per la prima parte, lungo l'itinerario di salita. Una volta raggiunta la pista da sci (è necessario comunque ripellare) si può optare per scendere lungo il sentiero del Pellegrino fatto in salita, oppure, come proposto su questo post, salire alla vetta del Monte Lussari per poi scendere lungo la pista Di Prampero.



Relazione:

Imboccata, con la macchina, la via Lussari di Camporosso in Valcanale (Vedasi ubicazione al termine di questo post) parcheggiare nei posteggi liberi sulla destra. Proseguire, sci ai piedi, lungo la via Lussari che, ben presto, diventa una carrareccia che s'intrufola nel bosco lasciando alle spalle le ultime abitazioni. Si supera un ponticello sulla destra e s'inizia la salita. 
Stiamo percorrendo la classicissima salita di scialpinismo (ma adatta anche ai ciaspolatori) che conduce al Borgo Lussari e sulla vetta dell'omonimo monte, a quota 1789 m.s.l.m. Questo percorso è conosciuto come "il sentiero del pellegrino al Monte Lussari" e la relazione si trova qui.

Il Sentiero del Pellegrino al Monte Lussari
sullo sfondoni picchi rocciosi appartengono
al gruppo del Cacciatore, la nostra meta

Si percorre la carrareccia in salita che si destreggia nel bosco di faggi e abeti. Non ci sono difficoltà nel trovare la giusta direzione, la traccia è spesso battutissima e, comunque, il percorso è piuttosto evidente. La pendenza è pressoché costante, fatti salvi un paio di tratti dove il percorso perde quota. 
Giunti, dopo circa un'ora, a transitare sotto i cavi di una seggiovia, occorre prestare attenzione perché dopo pochi metri si dirama, sulla destra, una traccia di sentiero. Presenza di un cartello con le indicazioni per Monte Lussari e Cima del Cacciatore. Imboccare questo sentiero. 

Dopo aver lasciato la carrareccia ed
imboccato il sentiero a destra, si
incontrano le prime propaggini della
Cima del Cacciatore
Ora si percorre una traccia di sci alpinismo un po' più stretta e, a tratti, più ripida di quella percorsa fino al bivio. Può capitare di trovare alcuni tratti di neve ghiacciata su questa seconda parte di salita. Dopo circa 15-20 minuti si trova, sulla destra, un cartello indicatore per Cima del Cacciatore. Scendere, pertanto, a sinistra, senza spellare, in direzione di una evidente cappella devozionale. Attenzione, se c'è tanta neve, c'è il rischio che il cartello indicatore "Cima Cacciatore" sia coperto dal manto nevoso. In questo caso occorre fare attenzione a quale possa essere il momento più opportuno per scendere sulla sinistra. La foto di seguito può tornare utile come la traccia GPS da scaricare all'inizio del post.

Si noti il cartello a destra e la
discesa a sinistra

Lasciato il sentiero in salita, si scende per circa 50 m. (di dislivello) fino a raggiungere ed attraversare la pista da sci (attenzione). Andare pochi metri in salita alla destra della cappella votiva ed individuare, sulla sinistra, una evidente e larga traccia di discesa che s'intrufola nel bosco.

La cappella devozionale 
Evidente traccia che scende nel bosco

Senza spellare procedere in discesa per altri 50 m. circa (di dislivello) percorrendo quello che, in estate, è il fondo di una carrareccia. Attenzione, da questo momento in poi, ci troviamo in una zona molto pericolosa per lo scarico valanghe.

Si percorre la carrareccia in discesa,
senza spellare, per circa 50 m.


Lasciata sulla sinistra un'evidente falesia rocciosa, si procede ancora per qualche decina di metri lineari fino a quando, nei pressi di una radura, si abbandona la carrareccia e s'inizia a salire sulla sinistra intrufolandosi in un rado bosco di larici.

La carrareccia costeggia una falesia
L'itinerario che stiamo percorrendo è
molto pericoloso. Le valanghe non perdonano
neppure gli esperti camosci
Giunti alla radura di deve andare a sinistra,
nel bosco di larici. Prendere come riferimento
le montagne sullo sfondo

Si prosegue nel bosco di larici puntando a ad una evidente cresta rocciosa che si staglia contro il cielo sulla sinistra. La si raggiunge e si prosegue alla base di questa muraglia rocciosa seguendo il percorso più logico e facile che si destreggia tra gli ultimi larici. Ora si distingue chiaramente, davanti a noi, la vetta del Cacciatore ed il catino che dobbiamo raggiungere. Si fa un lungo traverso a destra superando una zona piuttosto pericolosa per lo scarico delle valanghe.

Si prosegue nel bosco di larici puntando
ad una evidente corona rocciosa sulla sinistra

Il percorso è spesso colpito dalle valanghe

Il lungo traverso a dx che conduce verso
il catino. Ma prima c'è un tratto più ripido
da fare.
Si distingue chiaramente il percorso
da fare fino al catino

Si arriva nei pressi di un ripido cambio di pendenza e si sale con alcune pertichette che ci condurranno all'imbocco del catino del Cacciatore. Si procede mantenendosi sul lato destro del catino fino a raggiungerne quasi il fondo.

S'intravede il catino del Cacciatore
Ad Est si distinguono le grandi cime delle
Giulie: il Fuart, il Nabois e il Montasio

Ad un certo punto occorre prestare attenzione, qualora non vi siano tracce di salita, a quale sia il canale giusto da imboccare che conduce in vetta. La foto, oltre che, certamente, la traccia GPS, possono tornare utili.

Percorrere quasi tutto il catino e poi
risalire (sci in spalla) il canale indicato
L'evidente canalino che conduce il vetta
alla Cima del Cacciatore

Individuato il canale di salita, iniziare a salire con pertichette su ripida parete fino a quando sarà necessario togliere gli sci e procedere a piedi (valutare se portare gli sci fino in vetta.)

Il ripido, ma breve canalino finale
Il canale visto dall'alto

Dal momento in cui si tolgono gli sci (valutare se sia necessario indossare i ramponi) ci vogliono circa 50 m. di dislivello (forse meno) per raggiungere la croce e la campana che rappresentano l'acme della Cima del Cacciatore.

Gli ultimi metri per raggiungere l'acme
della Cima del Cacciatore
A Nord/Est, tra le brume, emerge
l'inconfondibile vetta del Mangart

Il tracciato appena percorso per
raggiungere la cima del Cacciatore


Discesa (e salita al Monte Lussari): Dalla cima, con buon innevamento, è possibile scendere, sci ai piedi, lungo il medesimo canalino di salita. In questo caso, la difficoltà, solamente per questi primi metri, è vicina all'OSA. Arrivati nel catino del Cacciatore, proseguire in discesa lungo l'itinerario di salita fino a raggiungere la carrareccia. La discesa nel bosco, dopo il catino, è ovviamente di libera interpretazione. C'è, anche, un simpatico canale che scende alla sinistra del punto dove siamo entrati nel catino (Vedasi foto). Molto consigliato.

La discesa può avvenire anche lungo un
divertente canalino che si trova a sinistra
scendendo dopo il catino
Il canalino (alternativo) di discesa
ripreso dal basso 

Una volta raggiunta la carrareccia, ripellare e proseguire lungo l'itinerario fatto all'andata fino alla Cappella votiva.
Qui trovi la traccia GPS per raggiungere la cima del Monte Santo di Lussari da questo punto. Attraversare la pista e risalire il pendio fino a raggiungere l traccia scialpinistica, lasciata all'andata, che, a sinistra, conduce dapprima alla confluenza tra la pista da sci ed il sentiero per Borgo Lussari, e poi in vetta al Lussari.

Percorso a ritroso
Verso il Lussari
L'ultimo strappo fino in vetta al
Monte Santo di Lussari
La vetta del Lussari

Da qui si scende alla chiesetta, si tolgono gli sci, si entra nel borgo (si beve una riga di birre) e poi si scende per la pista Di Prampero fino al parcheggio della macchina.

Panorama verso occidente dalla vetta
del Cacciatore
La Cima del Cacciatore lungo il
percorso per raggiungere la cima del
Monte Santo di Lussari


Considerazioni finali: Gita scialpinistica di soddisfazione che racchiude il giusto impegno fisico e psicologico. Da non sottovalutare soprattutto per il pericolo valanghe. Dal momento in cui si entra nel mondo del Cacciatore (abbandonando, quindi il mondo  "addomesticato" del Lussari) le cose assumono più un sapore alpinistico. A guardarla da lontano, in inverno, questa cima sembra che non sia sciabile, ed invece c'è proprio un corridoio che porta in cima. Con buone condizioni e con un pizzico di fortuna (come è successo a me) si riesce a sciarla dalla croce. Tutto molto bello. Unica raccomandazione, controllare accuratamente il bollettino valanghe.
Erano anni che volevo fare la Cima del Cacciatore con gli sci d'alpinismo, quando ho visto che, il 9 marzo, il bollettino valanghe dava pericolo 1, ho capito che era il giorno giusto.




Rovistando tra la cenere: Scendendo dal Cacciatore (e quindi dal Lussari) vale la pena fermarsi e fare un giretto per il piccolo e grazioso paese di Camporosso in Valcanale. Tra le altre cose, consiglio di soffermarsi nei pressi dell'Albergo Spartiacque in via Valcanale e osservare la facciata dell'edificio. Si noterà che, all'estremità destra c'è la scritta "Mar Adriatico" e all'estremità sinistra "Mar Nero". Le acque dei torrenti e dei fiumi che scorrono alla destra della facciata andranno, infatti, a gettarsi nel Mare Adriatico, le acque di sinistra, invece, finiranno la loro corsa nel Mar Nero. Sembra una mera curiosità idrogeologica, invece questo spartiacque europeo rappresenta proprio una linea di confine tra due mondi. Questo, infatti, è lo spartiacque tra il mondo latino-mediterraneo e il mondo mitteleuropeo. E come per tutti i confini del mondo, non esiste una linea di demarcazione netta, ma tra le due realtà vi sono commistioni, intrusioni, assonanze e affinità. E' per questo che in Friuli si respira un'aria diversa da quella dell'Italia peninsulare e mediterranea. I riflessi dei trascorsi asburgici si possono ancora cogliere, agli occhi di un osservatore attento, in molti dettagli e particolari. Nei campanili a cipolla, in alcune inflessioni dialettali, in certi cibi… Due mondi che s'avvicinano e s'incontrano a Camporosso in Valcanale. Qui, le due realtà s'intrecciano, si scambiano i geni, poi si allontanano, seguono le loro rispettive strade, la loro corsa verso i mari, assumono autonomia identitaria. Identità opposte e, non raramente, in contrasto. Ma in quel lembo di terra in cui i due mondi si sfiorano, nascono degli spettacoli unici. Trieste, unica città mitteleuropea ad affacciarsi sul Mediterraneo, ne è un esempio.






Bibliografia:

Cartografia: Alpi Giulie e Tarvisiano, Carta Topografica per escursionisti, ed. Tabacco, foglio n. 019

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