Lombardia, Alpi Orobie, Gruppo delle Grigne,Valsassina, Lecco
Relazione attinente alla scalata sulla via di roccia "Via Lunga" al Dito Dones. Ascensione effettuata il 14 novembre 2015 da Toso e PMI + Ste, Silvy e Fibra.
"Questa cosa, Toso,
può andare solo in due modi:
O bene o benissimo!"
[Ste]
Il Dito Dones |
Avvicinamento: Dal parcheggio dove si è lasciata la macchina risalire la strada che porta al Pian dei Resinelli per qualche decina di metri fino a quando si trova, sulla destra, un vicolo che si destreggia tra le case denominato "Viottolo dei lavaggioli". Dopo pochi metri il viottolo diventa un sentiero e inizia a salire nel bosco. Seguirlo in salita fino a quando s'incontra un bivio. Qui prendere la deviazione a destra, in salita. Dopo una decina di minuti (dalla partenza) si arriva in una radura dove sorgono alcune baite.Si segue il sentiero che si destreggia tra due muretti all'ombra di una lunga fila di alberi che attraversa, in salita, tutta la radura e porta nel successivo boschetto. Si prosegue lungo il sentiero per altri 10-15 minuti fino a quando si trova, sulla sinistra un ometto che indica l'attacco della via che parte proprio sulla placchetta rocciosa sinistra.
Il viottolo dei Lavaggioli |
La radura con le baite. Si noti, sullo sfondo, il Dito Dones |
Dislivello di avvicinamento: 200 m. circa
Lunghezze: 8;
Dislivello in arrampicata: 150 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 700 m.s.l.m. circa;
Quota di partenza (arrampicata): 950 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 1106 m.s.l.m. vetta del Dito Dones;
Difficoltà: 6a, (5a obbligatorio);
Soste: Alcune su spit da unire, altre su albero, quindi avere con se cordini;
Esposizione: Est, Nord-Est;
Vie di fuga: In doppia fino al sesto tiro, poi si può evitare l'ultimo tiro scendendo dal sentiero descritto nella discesa;
Tipo di roccia: Dolomia principale;
Materiale: Normale dotazione alpinistica. Le protezioni veloci non sono necessarie, ma noi le abbiamo usate sia per rinforzare qualche sosta, sia per proteggere qualche passaggio particolarmente unto;
Tempo di arrampicata: Noi abbiamo iniziato a scalare alle 10 e siamo arrivati in vetta alle 14.30, ma quella di oggi, per noi, non era una scalata, ma una festa e quindi ce la siamo goduta senza correre. Credo che i tempi possano essere quasi dimezzati;
Discesa: Una calata in corda doppia e poi sentiero;
Attacco: Si individua facilmente grazie alla presenza di un grosso ometto sul sentiero. La placca iniziale è contraddistinta da due evidenti spit.
L'attacco della via |
Relazione:
Primo Tiro (4c, 25m.): Risalire la placca in direzione del tettino e superarlo standone a destra. Presenza di due spit, ma roccia un po' unta. Proseguire su roccia facile in direzione dell'evidente muretto appena strapiombante che verrà vinto sulla sinistra. Passi atletici ma ben protetti. Doppiare lo spigolo, uscire a sinistra in esposizione e, per ottimi appigli, raggiungere la sosta(spit e fittone uniti da catena).
La PMI all'inizio della via |
Il muretto strapiombante della seconda parte del tiro |
L'incontenibile sorriso dello Ste |
La bella uscita aerea del primo tiro in pieno spigolo |
Secondo Tiro (3a, 30m.): Si tratta di un tiro di raccordo. Si vincono le facili roccette poste sopra la sosta e si imbocca la traccia di sentiero che conduce proprio sotto una paretina rocciosa con un bel diedro, ove si attrezza una sosta su radici, alberi o spuntoni.
Il secondo tiro è di collegamento, si noti il diedro della terza lunghezza |
Terzo Tiro (5a, 30m.): Salire l'evidente diedro, prima verticalmente, poi con direzione destrorsa vincendo una placchetta(5a). Finito il diedro si affronta la successiva parete verticale appena strapiombante vincendola sulla sinistra (5a). Poi la via prosegue più facilmente con buoni appigli, appoggi e lame, fino alla sosta (1 spit con catena, oppure attrezzarla su uno dei numerosi spuntoni, consigliato).
La PMI sul diedro del terzo tiro |
Sulla parete strapiombante della terza lunghezza |
Quarto Tiro (collegamento): Per facili roccette e per traccia di sentiero proseguire fino ad incontrare la successiva parete rocciosa. Qui ci troviamo su un ampio ballatoio erboso e ci dirigiamo verso destra fino alla base di un meraviglioso diedro su cui spiccano diversi spit. Si può attrezzare una sosta sullo spit alla base, magari rinforzandolo con delle protezioni veloci da inserire sulle fessure a sinistra.
La PMI in sosta al termine del quarto tiro |
Sul ballatoio della quarta lunghezza, si deve andare verso l'evidente diedro visibile a destra |
Silvy in azione sul diedro |
Il meraviglioso diedro della quinta lunghezza |
La PMI in azione sul diedro |
La PMI al termine delle difficoltà |
Ste, ma che fai?? Guardi nel vuoto??!! |
Il Toso in azione sul traverso del quinto tiro |
In posa per la foto alla fine delle difficoltà |
Sulla placca |
Il Toso al termine delle difficoltà della sesta lunghezza |
Lo Ste alla fine del sesto tiro |
Settimo Tiro (collegamento, 35m.): Dalla sosta si vede la croce di vetta. Si risalgono le facili roccette poste sopra la sosta, e s'imbocca una traccia di sentiero andando verso destra e ci si ferma proprio alla base di un evidente diedro-camino con scritta in blu "Via Lunga". Qui siamo su comoda cengia e si può fare sicura a spalla per recuperare il compagno.
Sicura a spalla per recuperare il secondo |
La linea di salita dello ultimo tiro del Dito Dones |
Ottavo Tiro (4c, 35m.): Sopra la scritta blu "Via Lunga" s'individuano facilmente gli spit che indicano la progressione. E' un'arrampicata verticale che si sviluppa su buoni appigli e buoni appoggi. Meravigliosa. Sempre ben protetto è, a mio parere, il tiro più bello della via. Si arriva in vetta al Dito Dones ove si sosta su una delle numerose soste ivi presenti. Come dice il mio amico Ste "E' un tiro che vale di sicuro la via!" (Vedi relazione)
Il Toso sul meraviglToso ottavo tiro |
Al termine della via |
In vetta al Dito Dones, si noti l'arrivo dello Ste |
L'acme della Festa |
Il Monte Melma |
Infine c'è l'ultima lunghezza. Quella che "val bene una messa". Quella che ti diverte dal primo istante in cui stacchi i piedi dal suolo al momento in cui arrivi in sosta. Quel tiro che non vorresti finisse mai...
Se a tutto questo aggiungiamo che si arriva in cima a quella curiosa guglia a forma di dito che troneggia sopra la Valsassina, beh, non esiste una sola ragione per non andarci.
Rovistando tra le cenere: Il Dito Dones, quella curiosa guglia a forma di dito pollice che spicca all'imbocco della Valsassina, un tempo era conosciuto come Dito Fiorelli e fu scalato per la prima volta, probabilmente, nel 1926 da Erminio Dones (da cui l'odierna toponomastica). La via di salita scelta dallo scalatore fu, ovviamente, la più breve e la più accessibile, quella ove oggi si sviluppa la via ferrata che può essere utilizzata per la discesa. Volendo ripercorrerla è una via di III° che può essere salita in 10-15 minuti, partendo dalla sella tra lo Zucco di Teral e il Dito stesso. Quella descritta in questo post, la Via Lunga al Dito Dones, è stata aperta da F. Lenti, M. Morganti e L. Tenderini nel 1995 che l'hanno anche attrezzata per l'arrampicata di tipo plasir.
Considerazioni personali: Quella di oggi, più che la scalata al Dito Dones, è stata una festa. Una festa iniziata all'appuntamento al piazzale della palestra, che ha raggiunto l'acme in vetta al Dito e protrattasi fino a notte abbondantemente inoltrata a casa del Fabri.
Qual è il motivo della festa? Ve ne sono molti. Ad esempio la realizzazione di un progetto partorito da tre amici, o il fatto che il mio vecchio socio e fratello di corda si sia fatto tutta la via da primo... E pensare che qualcuno riteneva che sarebbe stata dura portarlo lassù, in cima al Dito... Lui c'è arrivato da solo! Anzi ha portato altri due soci. Che soddisfazione vederlo arrivare in sosta e (quasi) incalzarmi nella progressione... E poi ci sono le "estensioni del cuore", e i cambiamenti nella vita, e lo spettacolo del posto in cui ci troviamo... "sempre gli stessi panorami" come dice qualcuno, ma "sempre bellissimi" come dice la stessa persona...
Sì, c'erano tante ragioni per festeggiare, alcune buone, altre buonissime!
L'isola del Monte Melma emerge dal mare di nubi |
Riferimenti Bibliografici:
Testi: P. Buzzoni, E. Pesci, Lario Rock Pareti, Versante sud, Milano (2011), pp. 199-202
E. Pesci, Le Grigne, Cai-Tci, Milano (1998), pp. 306-308
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