Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11:

Dislivellometro stagione Ski-alp 2014-15: 11.250 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2013-14: 28.750 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2012-13: 16.400 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2011-12: 5.600 m.

Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11: 20.890 m.


martedì 8 dicembre 2015

Dito Dones (1106 m.s.l.m.) - via Lunga

Lombardia, Alpi Orobie, Gruppo delle Grigne,Valsassina, Lecco

Relazione attinente alla scalata sulla via di roccia "Via Lunga" al Dito Dones. Ascensione effettuata il 14 novembre 2015 da Toso e PMI + Ste, Silvy e Fibra.


http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2015/12/Relazione-Dito-Dones2.pdf



"Questa cosa, Toso,
 può andare solo in  due modi:
O bene o benissimo!"
[Ste]

Il Dito Dones
Itinerario automobilistico: Da Ballabio (vedi Ubicazione alla fine di questo post) imboccare la strada che conduce ai Piani dei Resinelli. Dopo circa 300 m. lasciare la macchina in un parcheggio sulla sinistra che si trova più in basso del sedime stradale. 

Avvicinamento: Dal parcheggio dove si è lasciata la macchina risalire la strada che porta al Pian dei Resinelli per qualche decina di metri fino a quando si trova, sulla destra, un vicolo che si destreggia tra le case denominato "Viottolo dei lavaggioli". Dopo pochi metri il viottolo diventa un sentiero e inizia a salire nel bosco. Seguirlo in salita fino a quando s'incontra un bivio. Qui prendere la deviazione a destra, in salita. Dopo una decina di minuti (dalla partenza) si arriva in una radura dove sorgono alcune baite.Si segue il sentiero che si destreggia tra due muretti all'ombra di una lunga fila di alberi che attraversa, in salita, tutta la radura e porta nel successivo boschetto. Si prosegue lungo il sentiero per altri 10-15 minuti fino a quando si trova, sulla sinistra un ometto che indica l'attacco della via che parte proprio sulla placchetta rocciosa sinistra.


Il viottolo dei Lavaggioli
La radura con le baite. Si noti, sullo
sfondo, il Dito Dones

Dislivello di avvicinamento: 200 m. circa

Lunghezze: 8;

Dislivello in arrampicata: 150 m. circa;

Quota di partenza (avvicinamento): 700 m.s.l.m. circa;

Quota di partenza (arrampicata): 950 m.s.l.m. circa;

Quota di arrivo: 1106 m.s.l.m. vetta del Dito Dones;

Difficoltà: 6a, (5a obbligatorio);

Soste: Alcune su spit da unire, altre su albero, quindi avere con se cordini;

Esposizione: Est, Nord-Est;

Vie di fuga: In doppia fino al sesto tiro, poi si può evitare l'ultimo tiro scendendo dal sentiero descritto nella discesa; 

Tipo di roccia: Dolomia principale;

Materiale: Normale dotazione alpinistica. Le protezioni veloci non sono necessarie, ma noi le abbiamo usate sia per rinforzare qualche sosta, sia per proteggere qualche passaggio particolarmente unto;

Tempo di arrampicata: Noi abbiamo iniziato a scalare alle 10 e siamo arrivati in vetta alle 14.30, ma quella di oggi, per noi, non era una scalata, ma una festa e quindi ce la siamo goduta senza correre. Credo che i tempi possano essere quasi dimezzati; 

Discesa: Una calata in corda doppia e poi sentiero;

Attacco: Si individua facilmente grazie alla presenza di un grosso ometto sul sentiero. La placca iniziale è contraddistinta da due evidenti spit.


L'attacco della via


Relazione:
Primo Tiro (4c, 25m.): Risalire la placca in direzione del tettino e superarlo standone a destra. Presenza di due spit, ma roccia un po' unta. Proseguire su roccia facile in direzione dell'evidente muretto appena strapiombante che verrà vinto sulla sinistra. Passi atletici ma ben protetti. Doppiare lo spigolo, uscire a sinistra in esposizione e, per ottimi appigli, raggiungere la sosta(spit e fittone uniti da catena).


La PMI all'inizio della via
Il muretto strapiombante della seconda
parte del tiro
L'incontenibile sorriso dello Ste


La bella uscita aerea del primo tiro
in pieno spigolo


Secondo Tiro (3a, 30m.): Si tratta di un tiro di raccordo. Si vincono le facili roccette poste sopra la sosta e si imbocca la traccia di sentiero che conduce proprio sotto una paretina rocciosa con un bel diedro, ove si attrezza una sosta su radici, alberi o spuntoni.


Il secondo tiro è di collegamento, si
noti il diedro della terza lunghezza


Terzo Tiro (5a, 30m.): Salire l'evidente diedro, prima verticalmente, poi con direzione destrorsa vincendo una placchetta(5a). Finito il diedro si affronta la successiva parete verticale appena strapiombante vincendola sulla sinistra (5a). Poi la via prosegue più facilmente con buoni appigli, appoggi e lame, fino alla sosta (1 spit con catena, oppure attrezzarla su uno dei numerosi spuntoni, consigliato).


La PMI sul diedro del terzo tiro
Sulla parete strapiombante della
terza lunghezza

Quarto Tiro (collegamento): Per facili roccette e per traccia di sentiero proseguire fino ad incontrare la successiva parete rocciosa. Qui ci troviamo su un ampio ballatoio erboso e ci dirigiamo verso destra fino alla base di un meraviglioso diedro su cui spiccano diversi spit. Si può attrezzare una sosta sullo spit alla base, magari rinforzandolo con delle protezioni veloci da inserire sulle fessure a sinistra.


La PMI in sosta al termine del
quarto tiro



Sul ballatoio della quarta lunghezza,
si deve andare verso l'evidente diedro
visibile a destra
Quinto Tiro (5a, 20m.): Si sale lo stupendo diedro. L'arrampicata richiesta è molto delicata perché gli appoggi per i piedi sono molto unti... Peccato, altrimenti sarebbe stato godimento allo stato puro. Arrivati sotto al tetto, si sfruttano delle bellissime maniglie e ci si sposta in deciso traverso a sinistra, fino a quando si raggiunge e si supera lo spigolo (attenzione che mi dava la sensazione che qualcosa di grosso si muovesse proprio sullo spigolo). Subito dopo si sosta su comodo ballatoio.


Silvy in azione sul diedro
Il meraviglioso diedro della
quinta lunghezza
La PMI in azione sul diedro
La PMI al termine delle difficoltà
Ste, ma che fai?? Guardi nel vuoto??!!
Il Toso in azione sul
traverso del quinto tiro
In posa per la foto alla
fine delle difficoltà
Sesto Tiro (6a, 30m.): Si sale in verticale sopra la sosta vincendo senza particolari difficoltà i primi metri di roccia. Si arriva così al cospetto del tratto chiave della via. Si capisce subito che i passi sono duri. Parete verticale, leggermente strapiombante con microtacchette. Per fortuna spit e chiodi abbondano. L'arrampicata richiesta è tecnica, sulle dita, e di resistenza. A me ricorda moltissimo i tiri di pari livello della falesia "La discoteca". Dopo un acuto iniziale di un paio di metri (6a) le difficoltà si attestano sul 5c per poi portarsi sul 5b fino alla fine del tiro. Passaggi sempre ben protetti da spit, non ci possono essere dubbi sulla via da fare, in salita leggermente a destra. Sosta su due spit uniti da catena con anello di calata.


Sulla placca
Il Toso al termine delle difficoltà
della sesta lunghezza
Lo Ste alla fine del sesto tiro


Settimo Tiro (collegamento, 35m.): Dalla sosta si vede la croce di vetta. Si risalgono le facili roccette poste sopra la sosta, e s'imbocca una traccia di sentiero andando verso destra e ci si ferma proprio alla base di un evidente diedro-camino con scritta in blu "Via Lunga". Qui siamo su comoda cengia e si può fare sicura a spalla per recuperare il compagno.


Sicura a spalla per recuperare il secondo


La linea di salita dello
ultimo tiro del Dito Dones


Ottavo Tiro (4c, 35m.): Sopra la scritta blu "Via Lunga" s'individuano facilmente gli spit che indicano la progressione. E' un'arrampicata verticale che si sviluppa su buoni appigli e buoni appoggi. Meravigliosa. Sempre ben protetto è, a mio parere, il tiro più bello della via. Si arriva in vetta al Dito Dones ove si sosta su una delle numerose soste ivi presenti. Come dice il mio amico Ste "E' un tiro che vale di sicuro la via!" (Vedi relazione)


Il Toso sul meraviglToso ottavo tiro



Al termine della via
In vetta al Dito Dones, si noti
l'arrivo dello Ste 
Discesa: Dalla cima, guardando verso valle(Lecco), ci si dirige a destra verso la parete dello Zucco di Teral, si fa un saltino roccioso aiutandosi con i cavi della ferrata e, proprio sulle rocce che si affacciano allo Zucco si trova una sosta con un enorme anello di calata. Calarsi 30 metri (parte nel vuoto) fino alla forcella tra il Dito Dones e lo Zucco di Teral. Ora seguire la traccia di sentiero che va verso Nord-Nord/est (quindi avremo a destra la parete del Dito e a sinistra quello dello Zucco). Si arriverà nei pressi di un canalone. Attraversarlo inoltrandosi nel bosco seguendo la traccia di sentiero che prosegue a mezza costa. La traccia, subito dopo, inizia a scendere nel bosco e in 10-15 minuti ci si ritrova al punto di attacco della via. Da qui a ritroso per il sentiero fatto in avvicinamento.


L'acme della Festa
Il Monte Melma
Considerazioni finali: Si tratta di una via discontinua. Quasi un tiro e un raccordo. Però i tiri sono proprio belli. Anche il diedro della quinta lunghezza, pur essendo troppo unto, è veramente un bel tiro. E' come una bella donna, anche se invecchia e avvizzisce, resta sempre una bella donna! Poi c'è il tiro di sesto, quello che non deve mancare mai in una via. Il tiro dell'ingaggio, dell'impegno. Quello che gratifica l'ego. Quello che, a prescindere da come lo fai, l'hai fatto bene. A volte benissimo. 
Infine c'è l'ultima lunghezza. Quella che "val bene una messa". Quella che ti diverte dal primo istante in cui stacchi i piedi dal suolo al momento in cui arrivi in sosta. Quel tiro che non vorresti finisse mai... 
Se a tutto questo aggiungiamo che si arriva in cima a quella curiosa guglia a forma di dito che troneggia sopra la Valsassina, beh, non esiste una sola ragione per non andarci.




Rovistando tra le cenere: Il Dito Dones, quella curiosa guglia a forma di dito pollice che spicca all'imbocco della Valsassina, un tempo era conosciuto come Dito Fiorelli e fu scalato per la prima volta, probabilmente, nel 1926 da Erminio Dones (da cui l'odierna toponomastica). La via di salita scelta dallo scalatore fu, ovviamente, la più breve e la più accessibile, quella ove oggi si sviluppa la via ferrata che può essere utilizzata per la discesa. Volendo ripercorrerla è una via di III° che può essere salita in 10-15 minuti, partendo dalla sella tra lo Zucco di Teral e il Dito stesso. Quella descritta in questo post, la Via Lunga al Dito Dones, è stata aperta da F. Lenti, M. Morganti e L. Tenderini nel 1995 che l'hanno anche attrezzata per l'arrampicata di tipo plasir.




Considerazioni personali: Quella di oggi, più che la scalata al Dito Dones, è stata una festa. Una festa iniziata all'appuntamento al piazzale della palestra, che ha raggiunto l'acme in vetta al Dito e protrattasi fino a notte abbondantemente inoltrata a casa del Fabri. 
Qual è il motivo della festa? Ve ne sono molti. Ad esempio la realizzazione di un progetto partorito da tre amici, o il fatto che il mio vecchio socio e fratello di corda si sia fatto tutta la via da primo... E pensare che qualcuno riteneva che sarebbe stata dura portarlo lassù, in cima al Dito... Lui c'è arrivato da solo! Anzi ha portato altri due soci. Che soddisfazione vederlo arrivare in sosta e (quasi) incalzarmi nella progressione... E poi ci sono le "estensioni del cuore", e i cambiamenti nella vita, e lo spettacolo del posto in cui ci troviamo... "sempre gli stessi panorami" come dice qualcuno, ma "sempre bellissimi" come dice la stessa persona... 
Sì, c'erano tante ragioni per festeggiare, alcune buone, altre buonissime!


L'isola del Monte Melma emerge
 dal mare di nubi


Riferimenti Bibliografici:
Testi: P. Buzzoni, E. Pesci, Lario Rock Pareti, Versante sud, Milano (2011), pp. 199-202
E. Pesci, Le Grigne, Cai-Tci, Milano (1998), pp. 306-308





http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2015/12/Relazione-Dito-Dones2.pdf

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