Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11:

Dislivellometro stagione Ski-alp 2014-15: 11.250 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2013-14: 28.750 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2012-13: 16.400 m. (Reports)

Dislivellometro stagione Ski-alp 2011-12: 5.600 m.

Dislivellometro stagione Ski-alp 2010-11: 20.890 m.


sabato 26 dicembre 2015

Tour Ronde (3.798 m.s.l.m.) - Parete Nord

Alpi Graie, Valle d'Aosta, Gruppo del Monte Bianco


Relazione relativa all'ascensione alpinistica sulla parete Nord della Tour Ronde effettuata nelle date del 15 e 16 giugno 2013 da Toso, Damiano + GM, Laura e Clara


Scarica relazione in PDF (prima parte)
http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2015/12/Relazione-Nord-Tour-Ronde-parte-1.pdf

http://www.archivioteca.it/?attachment_id=5788

L’alpinismo dovrebbe essere la capacità di muoversi in ogni tipo d’ambiente 
dove per condurre una vera e propria esplorazione
 si renda necessario assumere tutte le informazioni disponibili 
per realizzare ciò che nessuno aveva mai fatto prima. 
Nella stessa maniera in cui sono avvenute le prime ascensioni dei pionieri 
sulle cime delle Alpi, poi la scoperta di altri percorsi 
e infine l’apertura di nuove vie di alta difficoltà.
[Tarciso Bellò su La Rivista del Cai lug/ago 2008]



I nostri tiri sulla Nord della Tour Ronde

Dati Tecnici Ascensione: L'ascensione alpinistica alla parete Nord della Tour Ronde è stata effettuata in due giorni. Il primo giorno siamo saliti al Rifugio Torino (con la funivia) e lo abbiamo utilizzato per acclimatarci e per andare ad osservare le condizioni della parete poco dopo il Colle Flambeaux (3.407 m.s.l.m.) Il secondo giorno, invece, lo abbiamo utilizzato per l'ascensione vera e propria alla parete (e alla cima);
Itinerario automobilistico: Da Courmayeur (Vedi ubicazione alla fine di questo post) seguire le indicazioni per La Palud e funivia del Monte Bianco. Posteggiare nel parcheggio della funivia;
Avvicinamento: Dal Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.) si entra nel ghiacciaio e in pochi minuti si sale al Col Flambeaux (3.407 m.s.l.m.). Ora si segue, in discesa, l'evidente traccia in direzione dei satelliti del Monte Bianco. Per andare alla parete Nord della Tour Ronde (nel rarissimo caso che non ci sia traccia) si naviga a vista verso la montagna, ovviamente evitando i crepacci e cercando di perdere la minor quota possibile. Dal Rifugio noi siamo partiti alle 04.45, alle 06.00 eravamo sotto la parete;
Dislivello Complessivo: Si consideri circa 500 m. di dislivello in salita tra la salita al Col Flambeaux, la discesa alla base della parete, la salita sulla parete Nord vera e propria e l'ultimo tratto di salita alla vetta; 
Dislivello Parete: 400 m. circa;
Lunghezze: Noi abbiamo fatto tiri di corda da 60 m., ma, a seconda delle condizioni, si potrebbe anche valutare di progredire in conserva; 
Quota di partenza (avvicinamento): 3.375 m.s.l.m. al Rifugio Torino; 
Quota di partenza (parete Nord): 3.420 m.s.l.m. circa alla crepaccia terminale;
Quota di arrivo: 3.798 m.s.l.m. vetta della Tour Ronde (Attenzione, sulle cartine dell'IGM è riportata la quota 3.798 m., mentre sulla cartografia IGN Francese è riportata la quota 3.792 m.);  
Tempistica: I nostri tempi sono stati i seguenti:
Ore 04.45 partenza dal Rifugio Torino;
Ore 06.00 arrivo alla Crepaccia Terminale della Parte Nord della Tour Ronde;
Ore 06.30 inizio della scalata della Nord;
Ore 11.15 fine della parete Nord;
Ore 13.00 in vetta alla Tour Ronde (abbiamo perso un sacco di tempo perché avevamo davanti due cordate che si sono incartate nel fare la doppia appena usciti dalla Nord, tantè che GM e la sua cordata sono arrivati in vetta circa un'ora prima di noi);
Ore 14.30 sul ghiacciaio al termine della discesa dal ripido canale Est;
Ore 15.15 arrivo al Rifugio Torino;
Attrezzatura: Normale dotazione alpinistica da parete Nord, quindi due picche, chiodi da ghiaccio, fittoni, mezze corde, ecc... Portare qualche friend che potrebbe tornare utile nel canalino;  
Periodo Consigliato: Ovviamente, essendo una via di ghiaccio, le condizioni vanno verificate di volta in volta sui vari siti e contattando i vari Rifugi in quota. Generalmente il periodo in cui l'abbiamo fatta noi è un buon periodo; 
Difficoltà: 55°, D-;
Esposizione: Nord-Nord/Est; 
Soste: Tutte da attrezzare su viti da ghiaccio, fittoni o picche. Solo nel canalino ci sono dei chiodi all'inizio sulla destra e degli spit alla fine; 
Punti di Appoggio: Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.); 
Vie di fuga: Nessuna. Al termine della parete Nord si può evitare di raggiungere la vetta e, raggiungendo la cresta Sud/Est, scendere dalla normale; 


La traccia rossa indica l'avvicinamento
alla parete, la gialla indica la Nord,
la blu la discesa


Relazione:
L'avvicinamento alla parete, percorrendo il meraviglioso ghiaccio del Gigante, è un'esperienza straordinaria. Nonostante la levataccia, il freddo, le numerose volte che sono stato qui, è sempre uno spettacolo encomiabile ed unico.


Le prime luci dell'alba sul
ghiacciaio del Gigante



Dal Rifugio Torino (3.375 m.s.l.m.) in pochi minuti, seguendo un'evidentissima traccia, si raggiunge il Colle Flambeaux (3.407 m.s.l.m.). Da qui si procede in discesa seguendo la traccia che s'inoltra nel ghiacciaio del Gigante (Glacier du Géant) in direzione dei cosiddetti satelliti del Monte Bianco.


I satelliti del Monte Bianco
L'alba sul Dente del Gigante
Dopo poche decine di metri, sulla sinistra (Sud), si inizierà a vedere la parete Nord della Tour Ronde, la nostra meta. Solitamente ci sono una o più tracce che portano qui, basterà seguirle. Diversamente sarà necessario puntare alla parete avendo cura di non perdere troppa quota e di evitare i numerosi crepacci che s'incontrano lungo il percorso.


In giallo indicato l'avvicinamento



In discesa dal Colle Flambeaux

Individuato il percorso migliore, ci si dirige verso l'evidente crepaccia terminale cercando di scoprire il suo punto debole, ovvero il punto più facile per superarla. Si consideri che molte relazioni chiosano che la parte più difficile della salita di questa parete Nord potrebbe essere proprio il superamento della terminale.


Si noti il percorso, in discesa, fatto
dal Col Flambeaux verso la Nord della
Tour Ronde
 
Le prime luci dell'alba tingono il Bianco
Noi la crepaccia terminale l'abbiamo trovata abbastanza spalancata e il suo punto debole l'abbiamo individuato sulla sinistra (guardando la parete). Ecco perché siamo poi stati costretti a fare quel lungo traverso a destra che si può notare sull'immagine dove ho tracciato la via da noi percorsa. 

Arrivati, quindi, alla base della parete Nord, si sale la prima parte dello scivolo, in direzione della crepaccia terminale, vincendo una pendenza di 30-35°. Arrivati nei pressi della terminale, una volta individuato un ponte o il punto dove vincerla, ci si prepara per la successiva progressione su parete Nord (quindi predisponendo l'opportuna legatura di cordata,  utilizzando le due picche, ecc...)


Si noti l'ultimo tratto di ghiacciaio da
farsi in conserva prima dell'evidente
crepaccia terminale
Il punto dove noi abbiamo superato
la crepaccia terminale
Damiano mi raggiunge nei pressi
della terminale.
Individuato il passaggio parte GM con la sua cordata, poi io e Damiano. La progressione la facciamo per tiri di corda. Quindi progrediamo per tutta la lunghezza della corda (una mezza da 60 m.) mettendo una o due protezioni intermedie e, arrivati al termine, facciamo sicura su picca e recuperiamo il secondo. Io e Damy ci dividiamo la parete in due, io faccio le prime 4 lunghezze, fino al canalino, da qui in poi progrediamo in alternata.


Damy nei pressi della terminale
Gm ingaggia la prima lunghezza
Il Toso alla prima sosta
recupera Damiano

Primo Tiro: La prima lunghezza si sviluppa su neve dura con pendenze che non eccedono i 45°-50°.
I primi raggi di sole illuminano la parete fin dalle prime ore della giornata indicando che ci troviamo più ad Est che a Nord...
Secondo Tiro: Anche il secondo tiro oppone difficoltà molto simili al primo, pendenze non eccessive, percorso logico, neve ottima per una progressione in buona sicurezza.


Il Toso e Damy sul secondo tiro

Terzo Tiro: Dopo la seconda sosta inizia il lungo traverso a destra (faccia a monte). Anche qui troviamo neve ottima, della stessa consistenza dei primi due tiri, con dei bei gradini per i piedi e un'ottima penetrazione della picca che offre una grandissima sicurezza nella progressione.


Toso e Damy all'inizio del traverso
Damy ingaggia il traverso
Quarto Tiro: Il quarto tiro si sviluppa per la prima parte ancora in traverso, poi verso l'evidente bastionata rocciosa che racchiude il canalino, quello che è considerato il passo chiave della via. Il percorso, anche in questo caso, è molto logico ed intuitivo e non oppone alcuna difficoltà superiore a quelle appena vinte. All'imbocco del canalino, sulle rocce a destra, c'è la possibilità di fare sosta su spit o chiodi.


Gm (nel pallino arancio)ingaggia il
canalino, il pallino blu indica la sosta
a spit e chiodi

L'imbocco del canalino. Si noti sulla
destra, dove ci sono le persone, la
presenza di soste a spit e chiodi
 
Anche il Damy mi raggiunge in sosta
Quinto Tiro: Siamo nel canalino. E' il passaggio chiave della parete. Qui le pendenze aumentano, a seconda delle stagioni possono arrivare anche fino a 60°. Noi l'abbiamo trovato in condizioni ottime, nella prima parte abbiamo trovato ghiaccio affiorante che c'ha permesso di mettere qualche vite. Questo tiro lo abbiamo fatto in piolet traction (quelli di prima li abbiamo fatti in appoggio-trazione). Al termine dei 60 m., fuori dallo stretto canalino, si trova una sosta su spit o chiodi sulle rocce a destra. Attenzione perché la corda da 60 m. arriva proprio al limite!


Il Toso in sosta all'inizio
del canalino
GM in azione sul canalino
Il Toso in uscita dal canalino
La parte iniziale del Canalino
Nel bel mezzo del canalino
Damy in sosta al termine del canalino

Sesto Tiro: Dalla sosta si supera le rocce affioranti e ci si dirige verso l'ampio ed evidente canale nevoso. Le pendenze s'aggirano intorno ai 50°-55°. Le condizioni che abbiamo trovato erano ottime, neve portante con alcuni brevi tratti di ghiaccio che permettevano di avvitare qualche vite. Questo tiro lo faccio io fino al termine della corda. Poi attrezzo una sosta su picca e recupero il Damy.


Le roccette affioranti all'inizio della
sesta lunghezza

Dopo 60 m. recupero il Damy
Settimo, ottavo, nono Tiro: Da qui in poi la salita è evidente e logica e si sviluppa interamente all'interno dell'ampio scivolo nevoso che oppone pendenze mai superiori ai 55°. Le difficoltà saranno date, ovviamente, anche dalle condizioni del manto nevoso. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare delle buonissime condizioni: neve dura con qualche breve tratto ghiacciato che tornava molto utile per proteggersi a viti. Io e Damy abbiamo progredito in alternata.


L'inizio del settimo tiro
L'ottava lunghezza vista dall'alto


Damy sulla nona lunghezza
Decimo Tiro: Si percorrono gli ultimi metri di scivolo e si raggiunge l'evidente spalla dove le pendenze si abbassano e dove confluisce, dalla destra, il couloir Gervasutti. Si sosta al termine dei 60 m. di corda vicino ad una bastionata rocciosa (sosta su picche).


La parte finale dello scivolo Nord
Damy appena uscito dalla parete Nord.
Si noti che le pendenze si sono abbattute
e che alla sua destra (sinistra della foto)
sale il famoso couloir Gervasutti.
 
Laura (la Iena) in sosta alla fine della
decima lunghezza.Si noti che le pendenze
si sono abbattute e che siamo nei pressi
della bastionata rocciosa.
Dodicesimo Tiro (F+, 50m): Si vincono gli ultimi facili metri di neve e ghiaccio che senza problemi conducono alla bastionata rocciosa, da qui si svolta a destra (faccia a monte) seguendo l'evidente percorso che, in leggera discesa di sviluppa alla sinistra di un gendarme roccioso e poi risalire le facili roccette di misto fino ad incontrare un terrazzino su cui si sosta (chiodi e cordini);


Damiano verso la bastionata
Segnato in arancio il percorso da seguire
Sosta su terrazzino alla fine
della dodicesima lunghezza

Calata in corda doppia: Dal terrazzino si fa una calata in corda doppia di circa una decina di metri.


La calata in corda doppia


Salita alla vetta: Al termine della calata in corda doppia si segue il facile pendio innevato in direzione del filo di cresta. Poi si prosegue facilmente, in salita a destra, fino alla madonnina di vetta.


Cordate sulla facile cresta
che conduce in vetta


Toso e Damy in vetta alla Tour Ronde

Discesa: Dalla vetta si ripercorre a ritroso il percorso fatto che, sostanzialmente, si sviluppa sul filo di cresta. Ovviamente, invece di deviare a sinistra in direzione del salto roccioso ove abbiamo fatto la calata in corda doppia, proseguiamo in discesa sulla facile cresta nevosa. Questa è la Via Normale alla Tour Ronde che io avevo fatto molti anni fa con il mio amico Ste (Leggi la relazione). Qui la traccia, solitamente, è ben battuta e non ci dovrebbero essere dubbi sul percorso da farsi. Ad ogni modo conviene seguire la cresta e i passaggi più facili. Superati alcuni grossi gendarmi in granito, ove potrebbe essere necessario fare qualche facile passaggio di misto, si arriva nei pressi di un primo canalone innevato che scende al ghiacciaio sottostante e dal quale noi ci dovremo calare. Questo è il famoso (e famigerato) Canale Est della Tour Ronde, dall’aspetto innocuo ed invitante per la sua brevità (un centinaio di metri) è da percorrersi solamente in condizioni assolutamente sicure.
Sulle rocce basali di un enorme gendarme si trova una sosta dove attrezzare una calata in corda doppia.

La discesa dalla normale
Il pallino blu indica la sosta di calata,
posta dopo un enorme gendarme che
conduce nel primo canalino
a sinistra scendendo
La calata, con due mezze corde da 60 m., conduce circa a metà canalino. Da qui si può scendere, come abbiamo fatto noi, "disarrampicando" fino al ghiacciaio. Tutto dipende, ovviamente, dalle condizioni della neve. La pendenza è sui 45°-50° e richiede un po' di cautela soprattutto sulle roccette alla fine del canale. Saltata senza grossi problemi la crepaccia terminale, ci si ritrova sul ghiacciaio, ci si rilega in conserva media e ci si dirige, dapprima in discesa e poi in salita, verso il Col Flambeaux e da qui al Rifugio Torino.


Damy in calata in corda doppia sul
canalino di discesa


Considerazioni finali: La Nord della Tour Ronde è una "classica". Questa parete sa coniugare diversi fattori alpinistici, regalando una bella salita in ambiente spettacolare. C'è una prima parte su neve e ghiaccio con un acuto sul canalino, poi qualche passaggio su facili rocce e una calata in corda doppia che richiedono un minimo di intuito e disinvoltura nel padroneggiare le tecniche alpinistiche. Poi la facile salita in vetta, al cospetto di Sua Maestà il Monte Bianco. La discesa, infine, facile ma non banale nel primo tratto, poi un po' più impegnativa con la calata in corda doppia con sosta da cercare e, più delicata nella fase di "disarrampicata". A questo punto, dopo ore di impegno, fatica e soddisfazioni, ci si ritrova nel bel mezzo di un enorme ghiacciaio crepacciato (per quanto facile) e si deve attingere alle ultime energie per risalire al Colle e al Rifugio. 
Mi sembra, quindi, che gli elementi per fare di questa parete una "classica" e bella avventura ci siano assolutamente tutti.    




Considerazioni personali: Quando, nel 2008, salii all'acme della Tour Ronde dalla via normale assieme al mio amico Ste, mandai un messaggio ai miei amici per informarli della mia "impresa". (Eh già, a quei tempi coltivavo ancora i rapporti sociali...) L'Arrigo, il figlio del Gae, mi rispose: "Ma hai fatto la Nord?". (Quasi) neppure sapevo, a quei tempi, cosa fosse una parete Nord. Di certo non immaginavo che un giorno l'avrei fatta... E che mi sarei pure divertito... Ho trovato questa salita bella, così bella che mi sembra quasi banale scriverlo. Mi sono divertito dal momento in cui sono uscito dal Torino a quando vi ho fatto rientro. Non ho avuto un istante di tensione o di ansia. Mi sentivo completamente a mio agio in ogni punto della parete. Per tutte queste ragioni considero questa la mia prima parete Nord.
Per completezza di informazioni occorre rilevare che la mia salita alla normale della Tour Ronde mi valse, nel 2010, il terzo premio del concorso di giornalismo sportivo "Sergio Pannocchia", per un articolo che avevo pubblicato proprio su quella ascensione. Chi fosse interessato può leggerlo qui.




Rovistando tra la cenere: La Tour Ronde fa parte di quelle montagne, nel gruppo del Monte Bianco ma non solo, la cui prima ascensione è stata di esclusivo appannaggio degli inglesi. Siamo alla fine dell'800, l'alpinismo è nato da circa un centinaio d'anni, e i gentleman inglesi stanno viaggiando su tutto il territorio alpino conquistando, una via l'altra, tutte le più importanti cime. Così avviene anche, nel 1867, per la Tour Ronde, ad opera di J.H. Backhouse, T.S. Carson, D.W. Freshfield e C.C. Tucker. Come da prassi, gli scalatori albionici erano accompagnati nelle loro imprese da guide locali che solitamente  erano valligiani, cacciatori, montanari, cercatori di pietre.  Nel caso della Tour Ronde, le guide erano Daniel Balleys e Michel Payot. Nomi che ci dicono poco o nulla, perché, ad imperitura memoria, rimanevano esclusivamente i nomi, o meglio i cognomi, degli avventurieri anglosassoni che spesso e volentieri li accostavano ai vari elementi orografici come colli, canali, speroni e, perché no, anche vette. Un esempio è il Colle Freshfield proprio qui, sulla Tour Ronde.
Per quanto attiene la prima ascensione della bella parete Nord è opera di Francesco Gonnella e Alexis Berthod il 23 agosto del 1886. Sono passati 25 anni dalla nascita del Regno d'Italia che, tra le molteplici novità, ha portato un rinnovato spirito patriottico anche nella conquista e nella scoperta delle nostre alpi. Non è un caso, pertanto, che sia un alpinista italiano il primo a scalare la Nord della Tour Ronde. Le numerose sfaccettature che legano alpinismo e nazionalismo, però, le approfondiremo in altra occasione.
A proposito della Tour Ronde, credo che sia interessante rilevare come l'oronimo derivi dalla forma di torre tondeggiante che, proprio da Nord, questa montagna assume. 





Riferimenti bibliografici:

Testi: Gino Buscaini, Monte Bianco Volume I, CAI-TCI, Milano 1994, pp. 466 e ss.
Cartografia: Monte Bianco, carta 1:30.000, Allegato al n. 1 di Montagne, novembre 2002


Scarica relazione in PDF (prima parte)
http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2015/12/Relazione-Nord-Tour-Ronde-parte-1.pdf

http://www.archivioteca.it/?attachment_id=5788

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