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sabato 7 giugno 2014

Cresta GG OSA al Monte Moregallo

Prealpi Lombarde, Gruppo Triangolo Lariano, Valmadrera (LC), Lombardia

Relazione attinente alla scalata sulla Cresta G.G. OSA al Monte Moregallo effettuata il 12 gennaio 2013 da Toso e B.C. + Corrado e Romina;

ripetuta in free-solo il 4 maggio 2014;


http://www.archivioteca.it/wp-content/uploads/2014/06/Cresta-Osa.pdf


Noi alpinisti abbiamo un ego ipertrofico
[Toso, liberamente tratto da
NO WAY DOWN
Graham Bowley
Mondatori Milano 2011]


La Cresta GG Osa al Moregallo si staglia contro il cielo
sulla destra della foto
Itinerario automobilistico: Dalla chiesa di Valmadrera (vedi ubicazione alla fine di questo post) si prosegue prendendo Via Sant'Antonio poi via Preguda e infine si arriva (girando la seconda a sx) in via Grigna, al termine della quale si posteggia; 
Avvicinamento: Da via Grigna si prosegue a piedi in direzione di S. Tomaso. Si sale per il sentiero che serpeggia tra muri a secco, case e boschi. Dopo pochi minuti si arriva ad una carrareccia sterrata, si prosegue fino a quando diventa asfaltata e subito a destra si può notare un cartello con scritto "Stanga mobile", quindi risalire il sentiero che costeggia a destra un muricciolo recintato con una rete. Si prosegue seguendo le indicazioni per "Moregallo" e "Sambrosera". Nel volgere di una mezz'ora si arriva nei pressi della Fonte Sambrosera (716 m.s.l.m.). Da qui si prosegue seguendo le indicazioni per Cresta Osa e Moregallo. Nel volgere di una ventina di minuti si arriva nei pressi di un cartello che indica a sx la Cresta Osa. Si segue la traccia per 5 minuti fino ad arrivare all'attacco dello spigolo. Complessivamente si consideri 1 ora dal parcheggio all'attacco della via.
Dislivello di avvicinamento: 600 m. circa;
Lunghezze: 7;
Dislivello in arrampicata: 200 m. circa;
Quota di partenza (avvicinamento): 250 m.s.l.m. circa;
Quota di partenza (arrampicata): 850 m.s.l.m. circa;
Quota di arrivo: 1000 m.s.l.m. alla fine della via; 1276 m.s.l.m. vetta del Moregallo;
Difficoltà: IV°;
Soste: Tutte da attrezzare;
Esposizione: Sud;
Vie di fuga: Dopo il camino (che rappresenta il passo chiave dell'intera cresta) si può percorrere una traccia di sentiero che costeggia i saltini di roccia; 
Tipo di roccia: Calcare;
Materiale: Normale dotazione alpinistica con friends, nuts, cordini e tutto il necessario per usare protezioni veloci ed attrezzare le soste. Inutili chiodi e martello;
Tempo di arrampicata: Noi abbiamo iniziato la via alle 11.00 e alle 13.00 avevamo finito, quindi 2 ore. Quando l'ho fatta in free solo c'ho impiegato meno di mezz'ora;
Discesa: Dapprima per tracce di sentiero e poi per il comodo sentiero che dalla Bocchetta Sambrosera conduce al sentiero di avvicinamento;
Attacco: Dal cartello indicante Cresta GG Osa, si segue una traccia di sentiero che in pochi minuti porta all'attacco della via rappresentato da un evidente sperone roccioso. Difficile sbagliare;

Lo sperone roccioso ove inizia la Cresta OSA
Relazione:
Primo Tiro (III+, 30 m.): Si risale il facile ed appigliato spigolo roccioso composto da roccia solida. Verso la sommità dello spigolo si deve fare un passo in traverso esposto, da proteggere, che può risultare un po' impegnativo. Si sosta su uno dei numerosi spuntoni che s'incontrano in cima allo sperone. Nessun chiodo ma abbondanti possibilità di integrare.

Alpinisti sulla prima lunghezza

La prima lunghezza vista dall'alto

Secondo Tiro (II°, 15 m.): E' fondamentalmente un tiro di raccordo tra la prima e la terza lunghezza. Si sconsiglia di accorpare questo tiro al primo per evitare fastidiosi attriti. Dalla sosta si prosegue in orizzontale vincendo le facili guglie che s'incotrano e poi imboccando il sentierino erboso che conduce alla successiva placchetta. Nessuna difficoltà. Nessun chiodo.

La seconda lunghezza vista dalla seconda sosta (da attrezzare9


Terzo Tiro (III°, 40 m.): Si risale la facile e lavorata placca che s'erge davanti seguendo un percorso logico. Abbondanti possibilità di protezione. Si sosta quando si arriva nei pressi di una successiva paretina più verticale alla cui sommità si vede un cavo metallico.

L'inizio della terza lunghezza
La B.C. alla fine della terza lunghezza


Quarto Tiro (III°+, 30 m.): Si affronta la facile paretina puntando in direzione del cavo metallico. Una volta che si è rinviato al cavo metallico (chiodo) si affronta il passaggio in traverso esposto sulla sinistra. Oltre ad esserci abbondanti possibilità di integrare, la roccia presenta numerosi appigli e appoggi. Dicono che questo sia il passaggio chiave della via; ritengo che sia più facile di quello fatto al termine del primo tiro, forse è solo un po' più esposto. Riportatisi sul filo di cresta, il pecorso prosegue logico per evidenti saliscendi rocciosi, fino ad arrivare ad ancorarsi in sosta su due anelli cementati posti proprio sulla destra sotto ad un largo camino. Attenzione agli attriti che si creano nel facile percorso di cresta.

Il quarto tiro
La quarta lunghezza vista dall'alto

Quinto Tiro (IV°, 30 m.): Le relazioni dicono che si deve progerdire arrampicando dentro il camino. I passaggi sono sul IV°, resi un po' insidiosi dal fatto che le rocce, dentro al camino, sono piuttosto unte. Ad ogni modo si riesce a trovare abbondanti possibilità di utilizzare protezioni veloci. C'è anche, dentro al camino, un sasso incastrato che può fungere da supporto pe un cordino. Arrivati in cima al camino (e quindi alla placca) si procede per facili roccette fino a fare una sosta nel punto che si ritiene più opportuno. Su questo tiro mi sono chiesto perchè andare ad incastrarsi, arrampicando dentro il camino, invece di risalire la bella placca alla destra dello stesso. Credo che sia una soluzione valida da provare.


La B.C. nel camino
Il camino che caratterizza la quinta lunghezza

Sesto Tiro (II°, 50 m.): Si risale gli ultimi sbalzi rocciosi che tendono ad alternarsi sempre più a tracce di sentiero. Si sosta quando la corda sta per finire nel posto che si ritiene più opportuno.

Un tratto del sesto tiro. Oramai la via è finita

Settimo Tiro (In conserva): Abbiamo proceduto in conserva per circa 70 metri seguendo le tracce di sentiero. Abbiamo messo protezioni veloci nei rari spuntoni rocciosi fino a quando siamo arrivati ad un'evidente sella.

Corrado e B.C. alla fine della via

Discesa:
Da qui c'era la possibilità di fare altri due tiri per arrvare in vetta al Moregallo. Però, dato che la successiva arrampicata avveniva su roccia insatbile e pericolosa e che il tempo volgeva al peggio, abbiamo optato per scendere.
Dalla sella si segue la traccia di sentiero che, andando a destra verso il basso, conduce in 10 minuti al sentiero numero 6 che, anch'esso a destra e verso il basso, riconduce alla fonte Sambrosera in 20 minuti.

Il Sass di Culon, che s'incontra salendo sul sentiero


Considerazioni finali: Via facile e molto didattica ideale per chi è alle prime armi e vuole iniziare a cimentarsi con le protezioni veloci e con l'assenza di soste. Il fatto che sia piuttosto discontinua, tutto sommato, non è un grosso problema... 



Riferimenti Bibliografici:
Cartografia: Brianza, Triangolo Lariano, carta dei sentieri e Rifugi, 1:25.000, Edizioni Multigraphic (FI), 2002; 

mercoledì 21 agosto 2013

Monte Moregallo (1276 m.s.l.m.)

Triangolo Lariano, Prealpi lombarde, Lecco, Valmadrera

Relazione attinente all'escursione effettuata in data 3 gennaio 2013 da Toso, Matiz e Fabri in vetta al Monte Moregallo (1276 m.s.l.m.)


Non m'interessano discorsi pesanti,
ma motori potenti e tette più grandi
[J-AX, Acqua nella Scquola, 2006]


In rosso indicato il percorso di salita, in blu quello di discesa
Dati Tecnici Trekking: Trekking ad anello che partendo da Valmadrera segue il sentiero n. 6 fino alla vetta del monte Moregallo (1276 m.s.l.m.). La discesa descritta, invece, viene effettuata dalla bocchetta di Sambrosera fino all'omonima fontana. Da qui si ritorna al punto di partenza seguendo un panoramico sentiero a mezza costa;
Percorso automobilistico: Vedi Ubicazione alla fine di questo post. Dal paese di Valmadrera si sale (in auto) lungo la via Preguda e si prosegue per la strada asfaltata seguendo i cartelli escursionistici, che indicano la vetta del Moregallo e il Sasso Preguda, fino alla sua fine. Si posteggia e si inizia a camminare seguendo i cartelli escursionistici che indicano il sentiero n. 6;
Dislivello Complessivo: 1000 m. circa (in salita);
Tempistica: Abbiamo iniziato il trekking alle 08.10, alle 10.30 eravamo in vetta al Moregallo. Alle 10.40 abbiamo ripreso a scendere e alle 13.00 eravamo al punto di partenza. Quindi 5 ore complessive per l'itinerario descritto;
Attrezzatura: Normale dotazione da Trekker se fatto in tarda primavera, estate o autunno. Se fatto nel periodo invernale meglio che almeno un componente del gruppo porti ramponi, picozza, corda ed imbraco. Noi non li abbiamo usati ma ce li avevamo;
Periodo Consigliato: Tutto l'anno. Nel periodo invernale, con la neve, l'escursione diventa più interessante;
Difficoltà: F;
Segnavia: 6;
Acqua: In discesa nei pressi della Fonte Sambrosera (716 m.s.l.m.);
Punti di Appoggio: Nessuno;
I Corni di Canzo baciati dal primo sole invernale
Relazione: Per tutto il trekking è difficile sbagliare percorso: basta avere l'accortezza di seguire il sentiero n. 6 e le indicazioni per il Sasso Preguda, prima, e per il Monte Moregallo, poi. Inizialmente il sentiero si sviluppa per bosco ove sono evidenti ed abbondanti le tracce dell'uomo: case, terrazzamenti, muri a secco, alberi tagliati, il sentiero stesso presenta abbondanti le tracce dell'antropizzazione come le casote.

Una delle tante costruzioni nel primo tratto di sentiero
Una delle numerose casote che s'incontrano lungo il sentiero

Mano a mano che si prende quota, però, le tracce dell'uomo diminuiscono (senza mai sparire del tutto) e lasciano spazio alla montagna. Nel volgere di 45 minuti si arriva nei pressi della chiesetta di Sant'Isidoro  e del Sasso Preguda. Il posto è ameno, alcune panche e tavole in legno, nel frammezzo ad alcune betulle, invitano al riposo. Noi, invece proseguiamo sul sentiero che oramai diventa sempre più selvaggio ed interessante.

Il Fabri nei pressi del Sasso Preguda. Sullo sfondo la chiesetta
di Sant'Isidoro
Volgendo lo sguardo a Nord-Est si nota la Grignetta che, all'epoca
di questa escursione, era innevata

Risaliamo con buon passo il sentiero erboso e ben segnalato che percorre la china del Moregallo. Ignoriamo la deviazione a sinistra che conduce a Forcellina e Sambrosera e proseguiamo verso l'alto. S'iniziano ora ad intravedere le rocce del Moregallo e l'ambiente diventa abbastanza selvaggio tanto che, immagino, non sia strano notare gruppi di mufloni che scorrazzano per le cenge erbose, come è successo a noi.


Le rocce del Moregallo
I mufloni fanno capolino sulla cresta del Moregallo


La traccia del sentiero, ora, si dipana attraverso roccette, canali e dirupi in un ambiente sempre più affascinante. A Nord il lago di Lecco si insinua sotto le rocce calcaree delle prealpi lombarde, a sud, la piana brianzola, con il lago di Annone, ci accompagna praticamente per tutto il precorso.
Verso le 10.00 siamo nei pressi della bocchetta posta a quota 1147 m.s.l.m. ( 2 ore dalla partenza).

La salita si fa sempre più interessante

Il lago di Annone
Da qui ci si tuffa nel versante settentrionale del Monte Moregallo e le cose iniziano a cambiare, soprattutto se l'escursione è invernale come in questo caso. Noi abbiamo trovato il versante settentrionale del Moregallo interamente innevato e, ovviamente, il sentiero non era più visibile. Inizialmente abbiamo pensato che il percorso da fare fosse di cresta, ma poi ci siamo accorti che così diventava troppo alpinistico. Quindi, dalla sella si scende per pochi metri (una decina) e poi il sentiero risale il versante sulla sinistra, in direzione della cima che oramai si fa sempre più vicina.

Fabri e Matiz nei pressi della sella a quota 1147 m.s.l.m.
Dalla sella di schiude una meravigliosa visione sul lato settentrionale
del Lago di Lecco, incorniciata dai monti della Valtellina

Si cammina sul versante nord dell'anticima del Moregallo e nel volgere di una decina di minuti si arriva alla Bocchetta Sambrosera (1192 m.s.l.m.). Si prosegue con percorso logico ed intuitivo verso l'evidente cima del Moregallo che, prima di concedersi, richiede una bella camminata su una facile cresta e dentro uno sparuto boschetto.

Dalla bocchetta a quota 1147 m.s.l.m., si scende per un tratto e poi,
volgendo a sinistra si distingue chiaramente la vetta del Moregallo
Dopo la Bocchetta Sambrosera si affronta una bella e facile cresta

Alle 10.30, dopo circa due ore e mezzo di cammino, raggiungiamo la cima del Moregallo. Da qui la visuale sui monti del triangolo lariano è privilegiata: subito spiccano le rocce dei corni di Canzo, poco discosta la vetta del Cornizzolo, a nord, la lunga dorsale del Monte San Primo (Vedi post) e, dietro a tutto, come una splendida cornice, i ghiacci perenni del Monte Rosa. Qualche minuto di relax e poi giù, verso il rientro.

Poco prima della vetta

Il Matiz in vetta, alle sue spalle il San Primo
Per il ritorno a valle, dopo aver percorso per alcune decine di metri il sentiero di salita, abbiamo imboccato il canale che scende a destra dalla Bocchetta Sambrosera. Essendo esposto a sud, c'era poca neve e, pur essendo ripido, questo percorso è decisamente interessante. Su alcune relazioni avevo letto che c'erano dei tratti esposti protetti con catene, invece noi non abbiamo trovato nessuna catena e il sentiero, fino alla Fonte di Sambrosera, non presenta grosse difficoltà; è solo un po' più ripido di quello fatto in salita.

Il canale di discesa che si dirama dalla Bocchetta di Sambrosera
Dalla bocchetta di Sambrosera, con un passo tranquillo, nel volgere di 45 minuti siamo arrivati alla Fonte di Sambrosera (716 m.s.l.m.). Il percorso conduce l'escursionista a passare sotto o vicino alle varie rocce, torri e guglie del Moregallo, come, ad esempio, la Cresta GG Osa, la Cresta 50° Cai, la Torre Marina ecc. Siamo al cospetto della componente alpinistica di questa montagna e, in alcuni punti gli scorci offerti fanno quasi pensare di essere in Grigna.

Scorci alpinistici del Moregallo

Il versante alpinistico del Moregallo. Il bianco calcare della
Cresta GG Osa (al centro) spicca su tutto il resto

Dalla Fonte di Sambrosera (716 m.s.l.m.) si imbocca il primo sentiero che scende a sinistra (faccia a valle) il quale, serpeggiando su un panoramico percorso di mezza costa, nel volgere di un'oretta scarsa conduce al tratto iniziale del sentiero n. 6 che abbiamo percorso in salita. Ci si ritrova un centinaio di metri più sotto alla chiesetta di Sant'Isidoro e da qui, basta scendere per il sentiero fatto all'inizio del trekking e in poche decine di minuti si arriva al punto di partenza. Unica accortezza, mentre si percorre il sentiero a mezza costa che dalla Fonte Sambrosera conduce al sentiero n. 6 si incontra una radura su cui sono costruite delle panche e dei tavoli, qui si potrebbe essere indotti a credere (come è successo a noi) di essere già arrivati al sentiero fatto in salita, invece bisogna proseguire ancora per alcune decine di minuti sul sentiero in mezza costa.

Il Matiz sul panoramico sentiero di mezza costa
Lungo la discesa

Considerazioni finali: Quella descritta è una bella camminata, non difficile e panoramica su una delle cime più rappresentative del Triangolo Lariano. Fatta nelle condizioni invernali, come quelle che abbiamo trovato noi, risulta non banale soprattutto dopo aver divallato sul versante settentrionale ove la neve ricopre il sentiero. Quindi richiede attenzione non solo per trovare la traccia di salita, ma anche per valutare correttamente la consistenza dello strato nevoso. A me è piaciuto tantissimo il sentiero di discesa che dalla fonte di Sambrosera ci ha riportato al tracciato n. 6; panoramico, suggestivo e divertente.



Riferimenti Bibliografici:
Cartografia: 
Brianza, Triangolo Lariano - Prealpi Lombarde, Carta dei sentieri e dei rifugi, 1:25.000, Ed. Multigraphic - Firenze 
Testi:
A piedi in Lombardia Vol I, Ed Iter, Subiaco (RM), 2004, pp. 133, 134;
Intorno al lago di Lecco, Annibale Rota, Commissione Centrale delle Pubblicazioni del Club Alpino Italiano, Castel Franco Veneto (TV), 2010, pp. 59-67